Rubriche
tratto dal n.10 - 2002

Lettere dalle missioni



SUDAN


Il governo di Karthoum e lo Spla (Esercito di liberazione popolare del Sudan) il 15 ottobre hanno firmato a Machakos (in Kenya) un accordo per il cessate il fuoco, e hanno iniziato un nuovo negoziato per trovare una soluzione alla guerra civile che vede contrapposti il Nord, musulmano, al Sud, animista e cristiano. Si registrano ancora scontri, ma i negoziati hanno aperto la strada ad un altro accordo definito “storico”, siglato il 26, che finalmente apre le porte agli aiuti umanitari, finora fortemente ostacolati, destinati alla popolazione civile.





REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO


ýe congregazioni missionarie attive nella Repubblica Democratica del Congo, il 25 ottobre hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si ponga fine alla tragica guerra civile che devasta il Paese (oltre due milioni di morti dal 1998). Infatti, malgrado i recenti accordi abbiano abbassato il livello dello scontro, l’est del Paese è ancora dilaniato dal conflitto, che non risparmia la Chiesa. Infatti, il13 ottobre le milizie nazionaliste dei mayi-mayi hanno preso d’assalto la casa di ýonsignor Jean-Pierre Tafunga, salesiano, vescovo di Uvira, cui hanno rubato l’anello vescovile (ma non il crocifisso, «piuttosto sparatemi», ha detto il presule agli armati) mentre altre truppe ribelli, nella notte tra il 15 e il 16, hanno saccheggiato la missione dei dehoniani a Mambasa (diocesi di Wamba, nord-est del Paese). A fine ottobre, a Pretoria, sotto l’egida delle Nazioni Unite è iniziata una riunione del “dialogo intracongolese”, per tentare una riconciliazione tra le varie forze in campo.




FILIPPINE


Nel mese di ottobre le Filippine sono state funestate da una serie di attentati, tra cui quello dinamitardo, del giorno 20, presso il santuario di Nostra Signora del Pilar a Zamboanga (isola di Mindanao), che ha provocato un morto e diversi feriti. La responsabilità dell’attentato è stata attribuita agli estremisti islamici dei gruppi di Abu Sayyaf e della Jamaa Islamiya, considerate legate alla rete di Al Qaeda.





COLOMBIA


Il 28 settembre padre Jorge Sánchez Ramírez, parroco a Restrepo (dipartimento di Valle del Cauca), è stato ucciso insieme a tre suoi collaboratori mentre viaggiava per svolgere il suo lavoro pastorale. Il 18 ottobre, a poche ore di distanza l’uno dall’alýro, sono stati assassinati altri due sacerdoti. Il primo, Gabriel Arias Posada, vicario generale della diocesi di Armenia e parroco della chiesa dello Spirito Santo, nel centro-ovest del Paese, è stato ucciso nella zona rurale di Anserma, dove si trovava, sembra, per far rilasciare un ex governatore prigioniero dei guerriglieri delle Farc. Il secondo, padre José Luis Cárdenas parroco di Chalán (dipartimento di Sucre, nord-ovest della Colombia), è stato colpito a morte da tre uomini armati poco dopo aver terminato di celebrare la messa. Sono 28 i religiosi uccisi in Colombia negli ultimi dieci anni.





GUATEMALA


ýon una sentenza molto criticata dai presuli del Guatemala, l’8 ottobre la Corte d’Appello della capitale ha rinviato a nuovo processo la ricerca dei responsabili per l’omicidio di monsignor Juan José Gerardi Conedera. Il vescovo era stato ucciso il 26 aprile 1998, due giorni dopo aver reso pubblico il rapporto Guatemala nunca mas sui crimini perpetrati durante la “guerra sporca” che ha insanguinato il Paese dal 1960 al 1996. «Sull’omicidio di monsignor Gerardi deve essere fatta giustizia perché non hanno certamente ammazzato un cane», ha commentato con amarezza monsignor Rodolfo Quezada Toruño, arcivescovo di Guatemala, che ha proseguito: «Tanto la Chiesa che la famiglia di monsignor Gerardi sono disposte a perdonare i responsabili, purché si faccia giustizia».


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