Rubriche
tratto dal n.04 - 2004

Lettere dalle missioni




UGANDA
I comboniani americani chiedono aiuto a Bush per l’Uganda. Il vescovo di Gulu in difesa di padre Rodríguez Soto

I missionari comboniani della Provincia nordamericana hanno chiesto agli Stati Uniti e al Canada di intervenire per porre fine alla guerra nel nord Uganda. Nel documento presentato a Cincinnati (Ohio) il 28 aprile, i religiosi invitano il presidente George W. Bush e il primo ministro canadese Paul Martin a «lavorare per la realizzazione di politiche realistiche per fermare le violenze e creare le infrastrutture per una pace duratura». Si chiede inoltre a Usa e Canada di fare il possibile per fermare l’assistenza politica, materiale e militare ai ribelli nordugandesi.
Intanto il 3 aprile monsignor John Baptist Odama, arcivescovo cattolico di Gulu (la principale città del nord Uganda), ha preso pubblicamente le difese di padre Carlos Rodríguez Soto, il missionario comboniano minacciato di espulsione dall’esercito ugandese. «Padre Carlos fa parte dell’Acholi Religious Leaders Peace Initiative [il cartello interreligioso che riunisce cattolici, protestanti, ortodossi e musulmani del nord Uganda, ndr] e ciò che fa non è a titolo personale ma a nome di tutti noi che partecipiamo a questo gruppo» ha precisato monsignor Odama. «Chi attacca padre Carlos in realtà attacca anche noi». Attraverso recenti dichiarazioni sui giornali, il portavoce dell’esercito ha intimato a padre Rodríguez Soto, accusato di essere un collaboratore dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra), di lasciare i distretti settentrionali o il Paese. Né il missionario né alcuno dei suoi superiori ha mai ricevuto una comunicazione ufficiale dalle autorità militari o civili riguardo tale richiesta. Padre Carlos – dal 1991 impegnato nel raggiungimento di una soluzione pacifica del conflitto nel nord Uganda – ha precisato di aver incontrato i ribelli nell’ambito dei negoziati e sempre previa autorizzazione delle autorità locali, ottenendo spesso che alcuni ribelli abbandonassero la lotta armata.


PAESI DEL GOLFO
L’incontro tra il metropolita ortodosso Kirill e i rappresentanti dell’islam

Per la prima volta nella storia un rappresentante della Chiesa ortodossa russa si è recato nella regione del Golfo per incontrare i leader degli Emirati Arabi Uniti (Eau).
Il 26 aprile è giunto a Dubai in visita ufficiale, in rappresentanza del patriarca Alessio II, il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato russo. A capo di una delegazione ad alto livello partita da Mosca, Kirill ha incontrato rappresentanti religiosi islamici e ministri degli Emirati, dichiarando che il dialogo tra cristianesimo e islam «è importantissimo e deve continuare, se vogliamo raggiungere pace, amicizia, tolleranza e rispetto reciproco». Entusiasta il vicepresidente del Consiglio del popolo russo, Andrei Okhotkin, membro della delegazione, secondo cui questa visita rappresenta «un momento di importanza storica per le relazioni tra il patriarcato russo e i leader arabi del Golfo». Secondo indiscrezioni, il metropolita di Smolensk e Kaliningrad avrebbe raggiunto un accordo con le autorità degli Eau per la costruzione di una chiesa nella periferia di Dubai. Negli Emirati, secondo dati diffusi dal patriarcato, vivrebbero circa 10mila fedeli della Chiesa ortodossa.


Mozambico
Un dossier dettagliato contro il traffico di minori

Oltre 170mila persone hanno già sottoscritto l’appello lanciato in marzo dai missionari della congregazione dei Servi di Maria a Nampula, provincia settentrionale del Mozambico «affinché le autorità competenti nazionali, europee ed internazionali intervengano efficacemente» sul traffico di minori e di organi.
In una nota dei missionari si afferma che «la tragica situazione dei bambini e del turpe traffico di organi e di esseri umani è stata ripresa nell’omelia quaresimale del Mercoledì delle Ceneri dallo stesso santo padre, Giovanni Paolo II, e recentemente, il 9 aprile scorso, confermata dal presidente della Conferenza episcopale mozambicana, l’arcivescovo Jaime Gonçalves». I religiosi hanno sottolineato che un dossier più specifico è stato richiesto e inviato al presidente di turno del Consiglio d’Europa Bertie Ahern, e una copia sarà inviata anche a Ginevra all’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani.




INDONESIA


Scontri tra musulmani e cristiani  ad Ambon, Indonesia

Scontri tra musulmani e cristiani ad Ambon, Indonesia

È stato lanciato il 30 aprile da monsignor Petrus Canisius Mandagi, vescovo di Ambon, un appello urgente alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale per la salvaguardia di tutti gli abitanti del capoluogo delle Molucche, dal 25 aprile teatro di nuove violenze a sfondo interreligioso. Il presule chiede la «salvaguardia dei diritti della gente di Ambon a vivere sicura nella propria città», invitando l’Onu a far pressione sul governo indonesiano affinché «ponga fine agli scontri tra musulmani e cristiani». A scatenare la reazione delle fazioni musulmane era stata una manifestazione del Fkm (Fronte di autogoverno delle Molucche), gruppo separatista cristiano, nostalgico della dominazione coloniale olandese e non riconosciuto dalla Chiesa locale.


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