Al servizio del Vate
Franco di Tizio (a cura di), L’Attendente e il Vate. Carteggio D’Annunzio-Rossignoli, Mario Ianieri Editore, Casoli (Chieti) 2001, 245 pp., euro 12,91
Dal carteggio inedito, che abbraccia il periodo 1915-1938, e dalle memorie dell’attendente di D’Annunzio, un soldato ciociaro, esce un profilo vero, genuino, intimo del poeta-milite; emergono gli amori e le passioni del “suo” padrone, le debolezze e le superstizioni, i rituali e le fissazioni, come quella per l’arredamento delle abitazioni o la cura maniacale della sua persona e dell’abbigliamento. Ecco anche i risvolti più personali: il senso dell’amicizia, una generosa umanità verso i bisognosi; l’amore e l’attenzione quasi maniacale ai suoi cavalli («Ti raccomando di passeggiare il cavallo tutte le mattine, senza strapazzarlo, e di fargli buon governo…», gli scriveva da Venezia); ai suoi libri, alle sue cose, alle sue carte.
Un buon corredo fotografico accompagna la lettura della corrispondenza e delle memorie di Rossignoli.
Il libro è anche un contributo alla conoscenza di un periodo della nostra storia. Contiene “interpretazioni autentiche” di alcuni avvenimenti, militari e di politica nazionale, succedutisi nel periodo di riferimento. Interessante la parte relativa al periodo di comando di D’Annunzio a Fiume, dal settembre 1919 al gennaio 1921 (pp.117-134). Più intima e personale la parte relativa agli anni del distacco del “fedelissimo” Rossignoli dal “suo” comandante (1924-1938), con i relativi problemi familiari e di sopravvivenza (pp. 179-225) a Paliano, un piccolo paese della Ciociaria. Appelli strazianti, invocazioni di aiuto ancorati ad una fedeltà di fondo mai scalfita dagli eventi e dalle tristi situazioni personali e familiari.
Rossignoli non fece più ritorno al Vittoriale. D’Annunzio muore il 1° marzo 1938. Qualche anno dopo, Italo Rossignoli fu chiamato al Vittoriale dove, secondo le disposizioni del Vate, gli venne restituito il quaderno di memorie che aveva dato al comandante nel 1923. E così il cerchio si chiude. Italo Rossignoli morirà nel 1969.
Walter Montini
Un cristiano e il suo tempo
Francesco Armenti, Fecondare il tempo. Percorsi per vivere la fede nel terzo millennio, Effatà editrice, Cantalupa (To) 2003, 160 pp., euro 12,50
Mi piace vedere Fecondare il tempo come un libro autobiografico di un cristiano che feconda (il verbo è forte) il tempo in cui vive. È lo stesso autore – un giornalista che collabora con i quotidiani Avvenire e L’Osservatore Romano – che nelle pagine introduttive si pone domande, che sono quelle dell’uomo contemporaneo: dove va l’uomo del terzo millennio? Perché la sofferenza e la morte? Che significa avere fede oggi, e come viverla? Che anima dare alla cultura? Ha senso ancora pregare? Quale prospettive per i giovani? E molte altre. Domande antiche d’una attualità stringente e drammatica. È l’uomo inquieto che ripensa la vita, che cerca la verità tra le illusioni del mondo; è la storia d’amore che accomuna il credente e Dio (p.10).
Un libro forte, che nasce dalla quotidianità degli incontri della vita e si propone anche come utile sussidio per accompagnare il lettore nella riflessione, personale e di gruppo, con la presentazione finale di brani del vangelo e di una preghiera.
Walter Montini
C’era una volta... un mondo poco giusto
AA. VV., Un ponte di fiabe, a cura di “La lucerna laboratorio interculturale”, Sinnos editrice, Roma 2003, 191 pp., euro 10,00
È quello che fa Un ponte di fiabe, un libro edito dalla casa editrice Sinnos, che pubblica delle bellissime fiabe che presentano componenti culturali ben identificabili e che, alla fine, ti accorgi che sono uguali in pressoché tutti i Paesi: i diritti umani negati; le metafore “naturali”; storie e avventure di maghi, regine, guerrieri e principi, castelli e fortezze incantati, deserti; animali fantastici e forze della natura che intervengono misteriosamente e sempre per premiare il buono, per salvare il bisognoso e sconfiggere il cattivo, il violento, l’ingannatore.
Ci si ritrova dunque un po’ tutti in queste fiabe narrate, siano esse albanesi o algerine, filippine o argentine; siano esse ambientate in Kosovo o in Congo, in Iran o in Perù, in Salvador o in Palestina, in Ungheria o in Eritrea come La tartaruga e l’aquila, Il matrimonio del topo, I bambini e il sole o La storia di sette ragazzi.
È un libro di piacevole lettura che ci fa conoscere le mentalità di tanti popoli. Un ponte collega sempre opposte sponde, differenti realtà, culture, popoli. Bene ha fatto La Lucerna, giovanissima associazione romana di volontariato che opera nella realtà dell’immigrazione, a raccogliere queste storie che «…recano il timbro della creatività femminile», come scrive Maria Chiaia nella presentazione. Ogni fiaba viene proposta in termini didattici, anche sul piano grafico, proponendo un paradigma di attualità: ogni favola è classificata secondo il conflitto (psicologico) che mette in evidenza, con la sua relativa risoluzione.
C’era una volta … un popolo, che viveva al nord del mondo; ricco, opulento, vestito bene; aveva tutto. Un giorno nel quieto vivere di questo popolo fece irruzione un’altra umanità, disperata, vestita male, stracciona; non aveva niente con sé, ma era di una ricchezza interiore formidabile. Il loro sapere, la loro cultura si confrontò e si confuse con la povertà del nostro vivere. E vissero crescendo insieme, felici e contenti…
Walter Montini