Rubriche
tratto dal n.06 - 2002

Lettere dalle missioni



News dalle missioni


Un operatore di un’organizzazione umanitaria aiuta un bambino malnutrito della zona sud del Sudan

Un operatore di un’organizzazione umanitaria aiuta un bambino malnutrito della zona sud del Sudan

Colombia
Un altro sacerdote ucciso
a Cali
Padre José Ilario Arango, 47 anni, della parrocchia di Santa Teresa, a Cali, è stato ucciso il 27 giugno, al termine della celebrazione della messa. La polizia avrebbe ucciso il killer e arrestato un complice. L’omicidio è avvenuto a meno di quattro mesi dall’omicidio di monsignor Isaías Duarte Cancino, l’arcivescovo di Cali ucciso il 16 marzo scorso. Per l’uccisione dell’arcivescovo è stato arrestato, il 10 giugno, John Freddy Jiménez, guerrigliero delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Il 30 maggio uno dei presunti killer del presule, Carlos Augusto Ramírez, era stato ucciso in carcere con alcuni colpi di pistola nel cortile del penitenziario. Dopo l’elezione a presidente della Repubblica di Álvaro Uribe Vélez è da registrare un’apertura al dialogo, pur proseguendo lo scontro militare, ad opera delle Farc. Dal canto suo il governo ha nominato alto commissario per la pace, affinché si riprendano le trattative con la guerriglia, Luis Carlos Restrepo, il quale ha annunciato che i negoziati si faranno, ma mantenendo un basso profilo e «senza spettacolo».

Africa
Allarme carestia
Monsignor Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek (sud Sudan), ha lanciato durante il Summit della Fao un appello per scongiurare le conseguenze di una carestia che da metà luglio condurrà alla fame circa tre milioni di persone nel sud Sudan. Nel Paese, dal 1983 si combatte una guerra tra il governo centrale di Khartoum e i ribelli che governano il sud del Paese, che ha causato già oltre due milioni di morti.
Un altro appello, ad opera dei missionari cappuccini, è stato lanciato il 17 giugno per la drammatica situazione in Angola, dove larghe fasce della popolazione soffrono la malnutrizione e l’assenza totale di assistenza sanitaria.
Ai primi di giugno, il Programma alimentare mondiale (Pam), per bocca del vicedirettore esecutivo, Jean Jacques Graisse, ha lanciato un allarme carestia che interessa sei Paesi dell’Africa australe: Zimbabwe, Malawi, Lesotho, Swaziland, Zambia e Mozambico. Secondo le previsioni del Pam sono a rischio quasi tredici milioni di persone.

Lesotho
Chiesa mediatrice di pace
Scontri e violenze sono stati scongiurati nella piccola monarchia del Lesotho grazie alla mediazione della Chiesa cattolica e della comunione anglicana. È quanto ha dichiarato monsignor Paul Khoarai, vescovo di Leribe. Le tensioni erano nate poiché le elezioni del 25 maggio, vinte dal partito del premier, il Lesotho Congress Democracy, non erano state riconosciute dal Basotho National Party, partito d’opposizione. Monsignor Khoarai si era impegnato in prima persona nell’opera di pacificazione.

Malawi
Chiesa cattolica contro ulteriore mandato
del presidente
La Commissione per la giustizia e la pace della Chiesa del Malawi si è schierata apertamente contro la modifica costituzionale che permetterebbe all’ex presidente, Bakili Muluzi, di essere rieletto per la terza volta. La Chiesa cattolica locale denuncia, a seguito di questa presa di posizione, un clima di intimidazione e aggressioni, tra cui quella contro il segretario dell’arcivescovo di Blantyre. Inoltre il 15 giugno è stato temporaneamente arrestato padre Augustin Matola, dell’ordine dei Carmelitani scalzi.

Repubblica Democratica del Congo
Violenze contro
strutture cattoliche
Le truppe della Rcd-Goma (Coalizione democratica congolese, milizia d’occupazione appoggiata dal Ruanda) l’8 giugno hanno attaccato Kampene, città nel sud Kivu, saccheggiando l’ospedale, le strutture sociali e la missione cattolica.
Padre Rigoberto Minani, gesuita, ha intanto reso pubblico un dossier sull’ultima efferata strage in Congo, operata a Kisangani il 14 maggio, costata la vita a 244 persone. Secondo quanto ricostruito dal religioso, la responsabilità è direttamente delle truppe ruandesi. Sull’eccidio è intervenuta anche l’arcidiocesi di Bukavu, con un comunicato: «Perché dobbiamo essere condannati a vivere in una miseria senza precedenti quando il Signore ha regalato al nostro Paese mezzi sufficienti a garantirci una vita dignitosa?».




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