Rubriche
tratto dal n.09 - 2004


Sant’Anna di Stazzema e il nazismo satanista


L’immagine di una fucilazione da parte dei nazisti 
presso  Sant’Anna di Stazzema

L’immagine di una fucilazione da parte dei nazisti presso Sant’Anna di Stazzema

«Eravamo in mano a criminali satanici. Grazie per aver cercato giustizia senza vendetta». Questa la sintesi, apparsa sul Corriere della Sera del 13 agosto, del commosso intervento del ministro dell’Interno tedesco, Otto Schily, durante una celebrazione in memoria dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) dove, il 12 agosto 1944, le Ss trucidarono 560 civili.




MONTINI

Il rosario: tenero balbettare di bambino a rimedio di immensi mali


Paolo VI

Paolo VI

Nel giugno 2004 l’Istituto Paolo VI ha dato alle stampe il Notiziario n. 47, nel quale sono stati pubblicati alcuni appunti giovanili inediti di Giovanni Battista Montini (relativi agli anni 1928, 1934, 1937) in cui il futuro Papa annotò la sua affezione alla preghiera del santo rosario. Pubblichiamo una di queste note: «Si può fare il quadro storico del momento in cui la Vergine insegna a san Domenico a recitare il rosario; strano rimedio di immensi mali. Sembrerebbe che il rimedio avrebbe dovuto essere politico, guerresco (come malauguratamente fu per mano di Simone di Montfort [conte Simone IV di Monfort,1150-1218; fu particolarmente feroce con gli eretici albigesi, ndr] e come disgraziatamente si sente magnificare nelle prediche del rosario) – invece il rimedio è il più tenero balbettare di bambino nel nome di sua madre. La pietà più semplice, più tenera, più infantile: ecco il rimedio ai grandi travagli sociali. Gente che prega, gente buona; gente che prega con pietà amorosa, gente guarita. Il ragionamento è superato dall’istinto della fede operante col cuore. – (Studiare il contrasto tra male e rimedio: vedere come funziona socialmente e psicologicamente). Le due preghiere: liturgica e popolare; non si escludono, si completano».





Ecumenismo/1
Donata croce pettorale a vescovo luterano

«Il Papa, e questo mi ha toccato profondamente, non solo mi ha donato le sue parole, ma mi ha fatto un vero dono: una croce pettorale, realizzata in occasione del suo XXV di pontificato, che riporterò a Berlino. Credo che questo sia un segno anche visibile, riconosciuto implicitamente, al significato profondo del ministero episcopale in seno alla Chiesa evangelica: così io ho inteso questo gesto». Sono le parole di ringraziamento espresse il 25 agosto alla Radio Vaticana dal dottor Wolfgang Huber, vescovo presidente del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania, ricevuto in udienza da Giovanni Paolo II il giorno precedente.


Ecumenismo/2
11 settembre: muore in un incidente aereo il Patriarca ortodosso di Alessandria

Il patriarca ortodosso di Alessandria d’Egitto e di tutta l’Africa, Petros VII, è morto in un incidente aereo avvenuto l’11 settembre, mentre il presule, in visita in Grecia, si stava dirigendo in elicottero da Atene al monte Athos. Insieme al presule hanno perso la vita i cinque membri dell’equipaggio e undici persone che viaggiavano al seguito del Patriarca, tra cui il fratello dello stesso e tre vescovi del patriarcato. Petros Papapetrou era nato a Cipro nel ’49; ordinato sacerdote nel 1978, fu designato vescovo di Babilonia nell’83 e, dopo aver ricoperto il ruolo di metropolita presso diverse sedi africane, nel 1997 fu eletto patriarca ortodosso di Alessandria d’Egitto. Secondo indiscrezioni pubblicate su due popolari giornali russi, e riprese dai quotidiani italiani, l’elicottero usato dal Patriarca sarebbe stato destinato a trasportare il presidente russo Vladimir Putin nel corso di una visita in Grecia prevista due giorni prima del tragico incidente e cancellata a seguito della strage di Beslan.


Austria
Chiuso il seminario di Sankt Pölten

«Un’ora dolorosa per la diocesi di Sankt Pölten e per la Chiesa in tutta l’Austria». Così il 12 agosto il visitatore apostolico Klaus Küng, vescovo di Feldkirch, ha comunicato la decisione di chiudere «con effetto immediato» il seminario della diocesi di Sankt Pölten, guidata da Kurt Krenn, al centro di uno scandalo sessuale. Ne ha dato notizia la Radio Vaticana del 13 agosto. L’inviato del Papa, nominato lo scorso 20 luglio, ha ribadito che per il seminario «è necessario un inizio completamente nuovo».


Sacro Collegio
La morte del cardinale González Martín. Gli ottant’anni di Fernandes de Araújo

Il 25 agosto è morto il porporato spagnolo Marcelo González Martín, 86 anni, arcivescovo di Toledo dal 1971 al 1995, creato cardinale da Paolo VI nel 1973. Intanto il 13 agosto ha compiuto ottant’anni il porporato brasiliano Serafim Fernandes de Araújo, arcivescovo di Belo Horizonte dal 1986 al 2003, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1998.
A fine agosto quindi il Sacro Collegio risulta composto da 189 cardinali, di cui 123 elettori in un eventuale conclave. Quelli creati da Paolo VI rimangono in 15, di cui 4 elettori. Il numero di porporati brasiliani “votanti” scende a 5, meno della metà degli statunitensi (11) e meno dei tedeschi e degli spagnoli (6 ciascuno).


Curia
Il vescovo Piacenza presidente della Commissione di archeologia sacra

Il 28 agosto il vescovo Mauro Piacenza, genovese, sessant’anni, dall’ottobre 2003 presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, è stato nominato anche presidente della Pontificia Commissione di archeologia sacra. Prende il posto del cardinale Francesco Marchisano, 75 anni compiuti lo scorso 25 giugno, il quale mantiene gli incarichi di arciprete della Basilica vaticana, di vicario del Papa per la Città del Vaticano, di presidente della Fabbrica di San Pietro e della Commissione permanente per la tutela dei monumenti storici e artistici della Santa Sede.


Italia
Atzei arcivescovo di Sassari

Il 14 settembre Paolo Mario Virgilio Atzei, francescano conventuale, 62 anni, è stato promosso arcivescovo di Sassari. Nato a Mantova, sacerdote dal 1966, Atzei era dal 1993 vescovo di Tempio-Ampurias. Il presule è molto conosciuto negli ambienti tradizionalisti per essersi sempre rifiutato di applicare nella propria diocesi l’indulto per la celebrazione della messa cosiddetta di san Pio V.


Terrorismo/1
Beslan e i «nuovi nazisti»

A seguito della strage di Beslan, la rubrica online del­l’Espresso curata da Sandro Magister, si è soffermata sulla copertura data all’evento dai quotidiani cattolici. «L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede diretto da Mario Agnes, si è limitato nella sua edizione del 5 settembre a mettere in evidenza la foto di una piccola mano insanguinata che stringe una croce, con il titolo L’innocenza crocifissa e con al fianco l’unico pronunciamento ufficiale vaticano sul fatto, fino a quella data: un telegramma di routine del segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, che trasmette “il dolore e la preghiera del Santo Padre” al “popolo russo”, tramite il nunzio apostolico a Mosca, Antonio Mennini. In seconda pagina, dove c’era la cronaca degli avvenimenti, questo era il titolo: In gran parte bambini gli oltre trecento morti nel blitz. E questo l’esordio del servizio: “Ha provocato oltre trecento morti il blitz delle forze speciali russe che ha segnato ieri il tragico epilogo del sequestro di oltre mille persone, in massima parte bambini, in una scuola di Beslan, in Ossezia del nord, da parte di un commando terroristico”. Il giorno precedente, l’orientamento del giornale vaticano era stato il medesimo, con la responsabilità del “cruento epilogo” addossata in primo luogo agli autori del “blitz”: ossia le forze speciali russe e i loro comandi, su su fino al presidente Vladimir Putin. Questo l’Osservatore romano. Ma Avvenire – il quotidiano, diretto da Dino Boffo, di proprietà della Conferenza episcopale italiana presieduta dal vicario del Papa, cardinale Camillo Ruini – ha fatto ancor di più. Due editoriali su quattro e i due titoli dominanti dell’edizione di domenica 5 settembre, nelle prime tre pagine, hanno concentrato l’allarme su Putin come fosse lui il pericolo numero uno». Nello stesso articolo, il cronista dell’Espresso annota con sollievo il “manifesto” di condanna del terrorismo sottoscritto da decine di esponenti musulmani residenti in Italia, tra i quali l’imam del Centro culturale islamico di Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, Feras Jabareen, il quale ha definito i terroristi «nuovi nazisti».


Terrorismo/2
Il terrorismo è un nazismo mistico

«Questo sanguinario fanatismo religioso assomiglia a una sorta di nazismo mistico». Così lo scrittore ebreo rumeno Norman Manea, nel corso di un’intervista rilasciata al Messaggero dell’8 settembre.


Terrorismo/3
All’impero globale ora serve il terrorismo

«L’altruismo non è nella natura degli americani. Siamo interessati solo a noi stessi, alla nostra prosperità e la forma che abbiamo scelto per ottenerla è l’impero globale. Una volta dichiaravamo di combattere il comunismo, anche in Paesi che non ne avevano mai sentito parlare. Adesso parliamo di lotta contro il terrorismo e se non ci fosse lo inventeremmo, per poi impegnarci in quella che chiamiamo guerra, ma non lo è». È una considerazione di Gore Vidal, citata da Enzo Biagi in un articolo pubblicato sulla prima pagina del Corriere della Sera di domenica 12 settembre.


Pera
È guerra di aggressione contro l’Occidente tutto?

«Salvo poche eccezioni lodevoli e autorevoli, come quelle del cardinale Ratzinger, del patriarca Scola, di monsignor Caffarra, che giustamente insistono non certo sulla guerra ma sul richiamo per frenare la crisi dell’Europa, una grande parte del clero o tace o marcia per la pace, come se non fosse affar suo difendere la civiltà europea cristiana. Invece no, è affare dell’Occidente tutto perché la guerra è contro l’Occidente tutto. E si tratta di una guerra aggressiva, non reattiva. Perché non si ha il coraggio di dirlo e si lascia sola, o si ironizza, su Oriana Fallaci e pochi altri che lo dicono da tempo? Eppure che si tratti di una guerra aggressiva a cui bisogna reagire lo pensano in molti, come dimostra lo stesso numero di lettori della Fallaci, i quali, solo in Italia, fanno un partito politico». Così il presidente del Senato Marcello Pera in un’intervista rilasciata alla Repubblica del 30 agosto.


Luzzatto
Scontro di civiltà: espressione che fa inorridire

A riguardo dello scontro di civiltà, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto, in un’intervista concessa l’8 settembre all’Unità, ha affermato: «Dobbiamo opporci a queste interpretazioni, organizzare l’opinione pubblica perché dica no, noi siamo inorriditi. L’espressione “scontro di civiltà” andrebbe abolita dal nostro vocabolario. Non si tratta di un tributo verbale, ma di un contributo educativo fondamentale perché non si sviluppi la mala pianta della violenza: una civiltà che si scontra con un’altra nega sé stessa, non è civiltà. Ogni civiltà esclude l’uccisione dell’altro».


Meeting
Le veline del male

Ha suscitato controversie la presenza al Meeting di Rimini delle ex terroriste Francesca Mambro e Nadia Mantovani. In particolare Massimo Gramellini, sulla Stampa del 24 agosto, nella sua rubrica quotidiana, sotto il titolo Le veline del male, annota: «I dibattiti pubblici non sono opere d’arte. Sono rilevatori di notorietà. Invitarvi la Mambro e non le figlie e le vedove dei caduti del terrorismo significa mandare ai giovani un segnale ambiguo: che per guadagnarsi il rispetto e l’attenzione del mondo è più utile essere stati carnefici che vittime».


Scristianizzazione
L’ora di religione a Milano

Ora di religione, la grande fuga è a Milano: questo il titolo di un articolo apparso sulla Stampa dell’8 settembre e dedicato all’incontro, tenutosi nella Basilica di Sant’Ambrogio, dei 1800 insegnanti di religione milanesi. Così nell’articolo: «In 182 classi di scuola superiore il numero degli alunni che sceglie l’ora di religione è pari a zero: intere classi senza neppure un alunno interessato alla religione. E il numero di chi ha abbandonato questo insegnamento è ormai giunto a 60mila unità. Praticamente un’apostasia di massa».


Balcani
Ministro degli Esteri serbo dal Papa e in Vaticano per il Kosovo

Il 9 settembre il Papa ha ricevuto in udienza Vuk Draskovic, ministro degli Esteri di Serbia e Montenegro. Nell’occasione il leader della diplomazia di Belgrado ha fatto dono al Pontefice del volume Crucified Kosovo (Kosovo crocifisso) in cui sono raccolte le testimonianze fotografiche delle numerose chiese ortodosse serbe distrutte o danneggiate nella regione autonoma a maggioranza albanese. Successivamente Draskovic è stato ricevuto in Vaticano dal ministro degli Esteri della Santa Sede, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, e dal suo vice, monsignor Pietro Parolin. Anche in questo caso l’argomento principale di discussione ha riguardato la drammatica situazione in Kosovo. Draskovic ha manifestato l’insoddisfazione di Belgrado per le condizioni della minoranza serba nella regione.


Diplomazia/1
Nuovi nunzi in Africa, Svizzera e Bielorussia

Il 31 luglio lo spagnolo Andrés Carrascosa Coso, 49 anni, è stato nominato arcivescovo e nunzio apostolico in Congo. Sacerdote dal 1980, entrato nella diplomazia pontificia nel 1985, Carrascosa aveva prestato servizio in Liberia, Danimarca, nella seconda sezione della Segreteria di Stato, nella sede Onu di Ginevra, in Brasile e, da ultimo, in Canada. Il 26 agosto Carrascosa è stato nominato anche nunzio in Gabon.
Nella stessa data l’arcivescovo sardo Mario Roberto Cassari, 61 anni, è stato nominato nunzio in Costa d’Avorio e Burkina Faso. Dal 1999 era nunzio in Congo e Gabon. L’8 settembre Cassari è stato nominato anche nunzio in Niger.
L’8 settembre l’arcivescovo Francesco Canalini, 68 anni, marchigiano, dal 1998 nunzio in Australia, è stato nominato nunzio apostolico in Svizzera e Liechtenstein. In precedenza Canalini era stato nunzio in Ecuador e in Indonesia.
Il 15 settembre il croato Martin Vidovic, 51 anni, dal 1994 in forza alla prima sezione della Segreteria di Stato, è stato nominato arcivescovo e nunzio apostolico in Bielorussia. Dal 1983 al 1994 era stato redattore nel programma croato della Radio Vaticana. Dal 1994 è stato segretario di nunziatura in Bosnia e dal 2001 è membro della Consulta pastorale della Peregrinatio ad Petri Sedem.


Diplomazia/2
Nuovi ambasciatori di Guatemala, Canada e Irlanda presso la Santa Sede

Il 2 settembre ha presentato le lettere credenziali il nuovo ambasciatore, di Guatemala presso la Santa Sede. Si tratta di Juan Gavarrete Soberón, 62 anni, avvocato e notaio, libero imprenditore del settore legale e bancario. Nel testo del discorso al nuovo ambasciatore, il Papa, tra l’altro, ha affermato: «Mi compiace constatare che la difesa della vita umana, dal suo concepimento sino al tramonto naturale, è costituzionalmente riconosciuta nella sua nazione, e questo è un sigillo d’onore per il Guatemala». L’ambasciatore da parte sua ha sottolineato l’antica amicizia che lo lega al cardinale di Guatemala, Rodolfo Quezada Toruño, «straordinaria persona, conosciuta nel mio Paese come il “vescovo della pace”».
Il 5 settembre è stata la volta del nuovo rappresentante del Canada presso la Santa Sede. Si tratta di Donald Smith, 59 anni, diplomatico di carriera, già ambasciatore a Zagabria e negli ultimi quattro anni direttore di divisione al Ministero degli Esteri. Nel testo del suo discorso, il Papa, tra l’altro, ha affermato: «Di fronte alle sofferenze e alle divisioni che così spesso affliggono la famiglia umana, la necessità di trovare soluzioni definitive ai conflitti umani diventa sempre più acuta». Il nuovo ambasciatore da parte sua ha ricordato che quest’anno ricorrono i 35 anni da quando Paolo VI e il premier Pierre Elliot Trudeau decisero di allacciare pieni rapporti diplomatici. Smith si è inoltre definito «protestante con una profonda ammirazione e rispetto per voi, Santo Padre, e per la Chiesa cattolica».
Sempre il 5 settembre è poi stata la volta del nuovo ambasciatore d’Irlanda. Si tratta di Philip McDonagh, 52 anni, diplomatico di carriera, dal 1994 al 1999 consigliere d’ambasciata a Londra e dal 1999 ad oggi ambasciatore in India. Nel testo del suo discorso, il Papa ha, tra l’altro, affermato: «L’Irlanda è giustamente orgogliosa della sua antica eredità di calda ospitalità e di generosa assistenza ai bisognosi. Basate su un amore cristiano del vicino e nutrite da una stabile vita familiare, queste virtù hanno formato l’“anima” dell’Irlanda e continuano ad essere una delle sue più preziose risorse». Il nuovo ambasciatore da parte sua, che nel 1977-78 è stato primo segretario nell’ambasciata d’Irlanda presso il Quirinale, ha usato alcune espressioni in italiano. In particolare ha ricordato di quando si trovò in piazza San Pietro nel momento in cui ci fu la fumata che annunciava l’elezione di Giovanni Paolo II. Quest’anno ricorre il settantacinquesimo anniversario dell’allacciamento di rapporti diplomatici tra Dublino e la Santa Sede.


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