Rubriche
tratto dal n.04 - 2005


IL PROFONDO LEGAME CON L'ITALIA

Il discorso di papa Wojtyla in visita al Parlamento italiano in seduta comune a Montecitorio, giovedì 14 novembre 2002


Il Papa tra i presidenti del Senato e della Camera, Marcello Pera (a sinistra)  e Pier Ferdinando Casini, 
nell’aula di Montecitorio il 14 novembre 2002

Il Papa tra i presidenti del Senato e della Camera, Marcello Pera (a sinistra) e Pier Ferdinando Casini, nell’aula di Montecitorio il 14 novembre 2002

Signor presidente della Repubblica Italiana, onorevoli presidenti della Camera dei deputati e del Senato, signor presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli deputati e senatori!

Mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa, nella quale l’intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato. A tutti e a ciascuno rivolgo il mio saluto deferente e cordiale, ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di Pietro nel Parlamento italiano.
Ringrazio il signor presidente della Camera dei deputati e il signor presidente del Senato della Repubblica per le nobili parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti, dando voce anche ai milioni di cittadini del cui affetto ho quotidiane attestazioni nelle molte occasioni in cui mi è dato di incontrarli. È un affetto che mi ha accompagnato sempre, fin dai primi mesi della mia elezione alla sede di Pietro. Per esso voglio esprimere a tutti gli italiani, anche in questa circostanza, la mia viva gratitudine.
Già negli anni degli studi a Roma e poi nelle periodiche visite che facevo in Italia come vescovo, specialmente durante il Concilio ecumenico Vaticano II, è venuta crescendo nel mio animo l’ammirazione per un Paese in cui l’annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali e una fioritura di mirabili opere d’arte, nelle quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza incomparabile. Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano, concretandosi anche in tante figure di santi e di sante il cui carisma ha esercitato un influsso straordinario sulle popolazioni d’Europa e del mondo. Basti pensare a san Francesco d’Assisi e a santa Caterina da Siena, patroni d’Italia…
(per leggere l’intero discorso vedi link nel sommario)




LIBERTA' RELIGIOSA

Il discorso di papa Wojtyla ai partecipanti alla 69ª conferenza dell’Unione interparlamentare, Vaticano, 18 settembre 1982


Giovanni Paolo II al Summit della Fao a Roma, 13 novembre 1996

Giovanni Paolo II al Summit della Fao a Roma, 13 novembre 1996

Signor presidente, eccellenze, signore e signori.


Apprezzo in modo particolare la vostra presenza qui oggi, in occasione dell’importante Conferenza che la nobile istituzione di cui voi siete membri sta tenendo a Roma. Vi ringrazio per la vostra visita.
I miei venerati predecessori non hanno mai mancato di manifestare il loro interesse all’Unione interparlamentare e anche di prodigarle i propri incoraggiamenti. Per esempio, il papa Pio XII, il 9 settembre 1948, sottolineava la permanenza e l’opportunità di una tale associazione. E dieci anni fa, quando l’Unione tenne la sua precedente Conferenza in Italia, papa Paolo VI volle rendere omaggio al vostro lavoro di parlamentari. Dopo aver visto la vostra azione politica nei riguardi del potere politico, dei nuovi “poteri” dei corpi intermedi e dei tecnocrati, Paolo VI diagnosticava una certa crisi di funzione e di identità del Parlamento, ma si augurava giustamente, nel quadro di una necessaria evoluzione, che questa istituzione ricoprisse ancora più efficacemente il suo ruolo, al di là delle dispute di partito e di un certo sterile gioco politico. Il Parlamento così compreso contribuisce infatti alla salvaguardia della democrazia.
L’esperienza non mostra forse tutti i giorni cosa rischia una nazione quando le autorità governative da una parte e i gruppi di pressione dall’altra non lasciano più il loro giusto spazio ai rappresentanti della società, eletti democraticamente e operanti liberamente, in coscienza, per rispondere alle aspirazioni legittime dei loro compatrioti, ricercando il bene comune di tutto il popolo e tenendo conto delle realtà concrete così come dei diritti fondamentali delle persone e delle loro associazioni?
(per leggere l’intero discorso vedi link nel sommario)




IL PAPA E IL PRESIDENTE

L’indirizzo di saluto del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al Santo Padre, in occasione della visita ufficiale in Vaticano, il 19 ottobre 1999


Il presidente Carlo Azeglio Ciampi dona un calice a Giovanni Paolo II

Il presidente Carlo Azeglio Ciampi dona un calice a Giovanni Paolo II

Santità,
le sono grato per la sua paterna sollecitudine nei confronti dell’Italia e le sono grato per l’amabilità e il calore della sua accoglienza e per le stesse occasioni di incontro che hanno preceduto questa mia visita ufficiale come presidente della Repubblica Italiana.
Essa coincide con l’inizio del XXII anno del suo pontificato: vivo è il ricordo delle speranze che, quel 16 ottobre 1978, si dischiusero nei nostri cuori e che ella ha attuato in questi anni della sua missione.
Il popolo italiano ammira la forza spirituale, la fermezza nei propositi, la profondità dei valori, la vitalità del suo messaggio di fede che parla alla coscienza di tutti gli uomini. Ascolta il suo incitamento verso più compiuti assetti di giustizia e di solidarietà, il suo richiamo costante al valore centrale della persona umana. Santità, l’Italia, di cui ella ha sottolineato il contributo all’edificazione di un’Europa dello spirito, sa bene che i valori cristiani sono indissolubilmente intrecciati alla crescita dell’Europa, alla fondazione stessa dell’Unione europea e al nuovo impegnativo disegno di rafforzarne l’identità e l’autorevolezza.
Oggi, per eliminare le cause dei dolorosi conflitti che hanno martoriato l’Europa sudorientale, s’impone il perseguimento di una vera e propria pace europea, una pace che includa in più vasti confini di libertà e di giustizia tutti i popoli del continente.
L’allargamento dell’Unione europea è tema principale dei miei viaggi in Europa. Lo riprenderò con determinazione anche nella sua terra natale, la Polonia, dove mi recherò in visita nel prossimo marzo.
L’integrazione nell’Unione europea dei popoli del continente è un impegno nei confronti di noi stessi oltre che dei Paesi candidati. È una responsabilità anche nel ricordo dell’indomabile volontà della Chiesa cattolica, durante gli anni della guerra fredda, di respingere la divisione del continente e di tenere accesa, attraverso un impegno tenace e operoso anche nel silenzio, la fiamma della libertà religiosa, indivisibile da ogni altra libertà.
La politica e l’economia hanno fatto molto per l’unità dell’Europa ma al loro impulso devono accompagnarsi ulteriori sollecitazioni verso la piena cittadinanza europea; verso un sistema arricchito nei valori e nelle regole e che tuteli le minoranze; verso un modello sociale che sia d’esempio nel mondo; verso una cultura che salvaguardi la memoria storica e l’identità dei popoli, il rispetto dell’ambiente e delle leggi di natura. Questa è l’o­­p­e­ra da portare avanti attraverso il coinvolgimento pieno della società civile, questa è la speranza per le generazioni più giovani…
(per leggere l’intero discorso vedi link nel sommario)


Español English Français Deutsch Português