Rubriche
tratto dal n.11 - 2005


Un uomo di frontiera


Livio Ghiringhelli, 
Don Luigi Bietti (1882-1966). Un uomo di frontiera, 
Morcelliana, Brescia 2004, 270 pp., euro 15,00

Livio Ghiringhelli, Don Luigi Bietti (1882-1966). Un uomo di frontiera, Morcelliana, Brescia 2004, 270 pp., euro 15,00

Le scadenze della storia spesso vengono comprese meglio attraverso la conoscenza dei comportamenti di alcuni uomini che segnano il passare del tempo e i fatti anche tragici che solcano un Paese. È il caso dell’avventura umana di don Luigi Bietti, un sacerdote milanese con idee moderniste, spesso in contrasto con i pronunciamenti della gerarchia ecclesiastica, del clero e di gran parte dei fedeli.
Livio Ghiringhelli nel volume Don Luigi Bietti (1882-1966). Un uomo di frontiera, pubblicato da Morcelliana, ne presenta un profilo biografico convincente. Senza sbavature ma attraverso una minuziosa e paziente ricerca di materiale archivistico inedito, ricostruisce vicende e pensiero del sacerdote che fu legato da amicizia a esponenti del modernismo italiano: Ernesto Bonaiuti, Salvatore Minocchi, Romolo Murri. Affronta, ad esempio, la posizione interventista del sacerdote nella Prima guerra mondiale, in una sorta di rilettura di un’epoca recente in cui dai fatti più direttamente ecclesiali, come il modernismo, si passa all’analisi di tragedie epocali, alla Grande guerra, al fascismo, a un altro conflitto mondiale; alla fase di ricostruzione postbellica e poi agli anni Sessanta, densi di speranza. Fu don Bietti a suggerire al nobile Guido Cagnola, amico di Bonaiuti, di donare la sua villa per trasformarla in un Istituto superiore di studi religiosi, avviato nel 1951 e oggi ancora funzionante a Gazzada, in provincia di Varese.
È un libro coraggioso, questo di Ghiringhelli, come coraggiosa e senza cedimenti conformisti di sorta fu la vita di don Bietti. Nel breve profilo dell’uomo e del sacerdote che l’autore propone (p.220 – 224) a conclusione della sua paziente e prudente ricerca, emerge una figura tutta d’un pezzo, certo scomoda e singolare, ma partecipe delle tragedie epocali del suo tempo, vivendolo e segnandolo.




L’età giolittiana


Aldo A. Mola, 
Giovanni Giolitti. Fare gli italiani, Edizioni del Capricorno, 
Torino 2005, 187 pp., euro 13,00

Aldo A. Mola, Giovanni Giolitti. Fare gli italiani, Edizioni del Capricorno, Torino 2005, 187 pp., euro 13,00

Giovanni Giolitti (1842-1928) è stato l’unico ad aver dato a pieno titolo il nome a un’epoca della storia d’Italia. I primi anni del Novecento (1901-1914) furono infatti continuativamente dominati dalla sua forte personalità. L’età giolittiana coincise con quella dell’imperialismo, in un quadro di trasformazione delle grandi potenze a livello planetario. E con grandi problemi anche in Italia: il 1915 è l’anno della Grande guerra (Giolitti cercò di impedire l’ingresso dell’Italia nel conflitto); Giolitti torna alla Presidenza del Consiglio, per la quinta volta, nel 1920-21. Venne poi l’età fascista, o mussoliniana…
Con cinquanta documenti inediti Aldo A. Mola in Giovanni Giolitti ripropone le vicende di una biografia umana e politica, ripercorrendo i tratti più significativi della storia d’Italia a cavallo tra fine Ottocento e primi Novecento. Abbia­­mo conosciuto Mola per la sua Storia della massoneria italiana dalle origini ai giorni nostri; oggi lo riscopriamo attento studioso di un grande statista e di un inte­ressante periodo storico.
Chiude il volume un opportuno “Bilancio storiografico”, con delineate le nuove prospettive.




Costruire l’unità della famiglia umana


Lino Bosio e Fabio Cucculelli 
(a cura di), Costruire l’unità 
della famiglia umana, 
Edizioni Studium, 
Roma 2004, 284 pp., 
euro 22,00

Lino Bosio e Fabio Cucculelli (a cura di), Costruire l’unità della famiglia umana, Edizioni Studium, Roma 2004, 284 pp., euro 22,00

È stato presentato nell’aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense il libro curato da Lino Bosio e Fabio Cucculelli, Costruire l’unità della famiglia umana. L’orizzonte profetico del cardinale Pietro Pavan (1903-1994). Con Giulio Andreotti, Luigi Bobba, Mariapia Garavaglia, il cardinale Achille Silvestrini e Stefano Zamagni sono state poste in luce le molteplici dimensioni della personalità di Pavan, testimone e maestro della dottrina sociale della Chiesa, stretto collaboratore di Papa Giovanni XXIII, con il quale operò significativamente per la stesura del decreto conciliare Dignitatis humanae e della storica enciclica Pacem in terris (il Papa gli dà l’incarico dopo la crisi di Cuba).
Andreotti ha ricordato il periodo di Azione fucina che vide in Pavan un alleato, sul piano intellettuale, rispetto alle riserve che la Segreteria di Stato del Vaticano esprimeva nei confronti del dibattito aperto in quegli anni dalla rivista della Fuci: Pavan, uomo di grande apertura mentale, ha la capacità di cogliere la novità, senza scontrarsi con gli orientamenti della Santa Sede. Non sono mancati i ricordi personali, soprattutto relativamente ai rapporti con De Gasperi, dal quale Pavan andò, mandato dal Papa preoccupato dell’avanzata del Partito comunista. Anche Silvestrini ha sottolineato il senso di disciplina e obbedienza di Pavan, il suo essere servitore della Chiesa, come lo fu Dell’Acqua – in ambito diplomatico – nei confronti di Pio XII; gente capace di innovare nella fedeltà. Mariapia Garavaglia, vicesindaco di Roma, ha analizzato molti principi del diritto internazionale che, nella prospettiva teologica, trovano sottoscrizione nel concetto di famiglia umana: nella famiglia ci sono età diverse, tempi diversi, sensibilità diverse, ma l’unità non è messa in discussione. Il criterio della dignità della persona resta fondante non solo della società civile, ma delle istituzioni, anche di quelle internazionali che devono proteggere l’intera famiglia umana. I riferimenti a La Pira, al concetto lapiriano di “città”, sono d’obbligo.
Il libro accompagna il lettore in un percorso molto interessante che va dall’approfondimento della dimensione teologica del concetto di famiglia umana a quella delineata dalla dottrina sociale della Chiesa, a quella antropologica ed etica (cardinale Angelo Scola), a quella economica e del diritto dei popoli. La seconda parte del libro è dedicata, invece, al convegno tenutosi a Treviso nel 2003 per celebrare il centenario della nascita del cardinale.
La civiltà crea dialogo e incontro di popoli e culture appartenenti alla stessa famiglia umana. È questo il messaggio che il cardinale Pavan, direi profeticamente, ha cercato di interpretare e costruire nella sua lunga vita (1903-1994). E gli orizzonti dei profeti sono sempre densi di attualità.




Riconciliazione e terrorismo


Antonio Soda, 
Riconciliazione e terrorismo,
Quaderni dell’Unione 
interparlamentare, 
Roma 2005, 121 pp., s.i.p.

Antonio Soda, Riconciliazione e terrorismo, Quaderni dell’Unione interparlamentare, Roma 2005, 121 pp., s.i.p.

Già il titolo, Riconciliazione e terrorismo, incuriosisce. Quando poi si inizia a leggere questo “Quaderno” dell’Unione interparlamentare, curato da Antonio Soda, ci si imbatte in un minuzioso, piacevole diario-rapporto, raccontato con immediatezza informale, di un incontro internazionale tenuto a metà aprile 2004 dall’Interparlamentare (la centodecima Assemblea) a Città del Messico; una occasione per elaborare proposte e indirizzi in grado di governare le urgenze del mondo globalizzato. «Il breve diario di Soda» scrive il presidente della Camera Casini nella prefazione «rappresenta un primo, utile contributo. Il taglio del suo racconto, che non indulge nei tecnicismi e che si svolge sempre in equilibrio tra reportage e riflessione personale, ha il pregio di avvicinare il lettore a una realtà che, come ogni istituzione, ha i suoi riti e le sue logiche».
L’Interparlamentare è un organismo poco conosciuto, ma che, sorto oltre un secolo fa come libera associazione internazionale dei parlamenti nascenti dalle giovani democrazie, raccoglie oggi nel suo seno tutte le assemblee legislative della terra. È l’autore stesso che, nel presentare le ragioni del suo diario, ne dà conto chiedendosi: «Ma dove, in quale sede, gli uomini e le donne di buona volontà possono incontrarsi per respingere le guerre di religione, gli scontri di civiltà e scegliere insieme la strada della pace, della sicurezza, dello sviluppo, della cooperazione, della solidarietà?».




Dal presepe alla pace nel mondo


Guido Ricci, Il mio giornalismo nel vivo 
della storia, 
Gangemi editore, 
Roma 2004, 413 pp., 
euro 20,00

Guido Ricci, Il mio giornalismo nel vivo della storia, Gangemi editore, Roma 2004, 413 pp., euro 20,00

Il mio giornalismo nel vivo della storia raccoglie una serie di articoli, prese di posizione, saggi, pubblicati nell’arco di trent’anni da Guido Ricci su argomenti vari, dalla filosofia alla stretta attualità politica, dalla religione al diritto costituzionale.
L’autore si sottrae a riduzioni o a incasellamenti critici; il suo pensiero è libero, fortemente cristiano, a volte volutamente iperbolico. Ricci non cerca la polemica a tutti i costi, ma non esita a prendere posizione contro ogni forma di guerra, di conflitto, in ogni contesto e circostanza. A più riprese sostiene la predicazione pastorale del Papa, ma talvolta è severo nei confronti della Chiesa in quanto istituzione. Il libro è diviso in tre capitoli che non seguono un ordine strettamente cronologico, ma piuttosto tematico. Nel primo, intitolato “Articoli di pura spiritualità”, si prendono in esame temi come l’epifania, i presepi, il linguaggio dei teologi, l’universalità del cattolicesimo. Nel secondo, invece, l’autore affronta temi di carattere storico e culturale con una particolare attenzione al tema della pace come linguaggio universale che deve trascendere il particolare e il contingente ed ergersi a verità assoluta. Nell’ultimo capitolo Ricci si occupa di politica ed economia, sia a livello nazionale, con ritratti intellettualmente molto vivaci di politici come Craxi e De Mita, che a livello internazionale, con una lucida analisi, ad esempio, del diffondersi dell’ideologia comunista e della sua diversa applicazione in Occidente e nell’est Europa, o nel ritratto di grandi statisti come il presidente francese Mitterand o del presidente americano Bush senior.
Complessivamente il volume si può definire decisamente anticonvenzionale, sincero, sentito. All’edizione manca, però, sicuramente un’adeguata sistemazione critica e una corretta presentazione di Ricci pensatore e giornalista.


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