Rubriche
tratto dal n.09 - 2000


Dominus Iesus

Il Papa: la grazia della fede esclude ogni arroganza


Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

Domenica 1° ottobre, prima di recitare l’Angelus, Giovanni Paolo II ha parlato della Dominus Iesus. Dopo aver sottolineato che tale Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede è stata da lui approvata «in forma speciale», e che gli «sta a cuore», il Papa ha detto: «La nostra confessione di Cristo come unico Figlio, mediante il quale noi stessi vediamo il volto del Padre (cfr. Gv 14, 8), non è arroganza che disprezza le altre religioni, ma gioiosa riconoscenza perché Cristo si è mostrato a noi senza alcun merito da parte nostra».




Ebrei Usa.

Abbandonare la paura e la sfiducia nei confronti dei cristiani


Il re Davide

Il re Davide

Un buon numero di influenti accademici e rabbini ebrei statunitensi ha firmato una dichiarazione teologica in cui si fa appello agli ebrei di abbandonare la loro paura e la loro sfiducia nei confronti dei cristiani e di riconoscere gli sforzi compiuti dalle Chiese nei decenni successivi all’Olocausto per emendare il loro insegnamento sull’ebraismo. La dichiarazione Dabru Emet (“Parla con verità” in ebraico), controfirmata da circa 170 pensatori e leader ebraici provenienti dai quattro principali filoni del giudaismo (ortodosso, conservatore, riformato, ricostruzionista), è stata pubblicata, tra l’altro, su una intera pagina del New York Times di domenica 10 settembre. Ecco i titoli e alcune frasi dei capitoletti in cui si articola la dichiarazione Dabru Emet: «Ebrei e cristiani adorano lo stesso Dio; Ebrei e cristiani riconoscono l’autorità dello stesso libro, la Bibbia (quella che gli ebrei chiamano Tanakh e i cristiani Vecchio Testamento); I cristiani sanno rispettare la rivendicazione del popolo ebraico sulla terra di Israele; Ebrei e cristiani accettano i principi morali della Torah; Il nazismo non è stato un fenomeno cristiano (senza la lunga storia dell’antigiudaismo cristiano e della violenza cristiana contro gli ebrei, l’ideologia nazista non avrebbe potuto affermarsi e mantenersi […] ma il nazismo in sé non fu una inevitabile conseguenza del cristianesimo); La differenza umanamente irreconciliabile tra ebrei e cristiani non sarà risolta finché Dio non redimerà il mondo intero come promesso nella Scrittura (i cristiani conoscono e servono Dio attraverso Gesù Cristo e la tradizione cristiana. Gli ebrei conoscono e servono Dio attraverso la Torah e la tradizione ebraica. Questa differenza non sarà risolta da quella comunità che pretende di aver interpretato la Scrittura più accuratamente dell’altra; né coll’esercitare il potere politico sull’altra. Gli ebrei sanno rispettare la fedeltà dei cristiani alla loro rivelazione così come noi ci aspettiamo che i cristiani rispettino la nostra fedeltà alla nostra rivelazione. Né ebrei né cristiani dovrebbero essere spinti ad affermare l’insegnamento dell’altra comunità); Nuovi rapporti tra ebrei e cristiani non indeboliranno la pratica del giudaismo; Ebrei e cristiani devono lavorare insieme per la giustizia e la pace».




Congregazione per la dottrina della fede

Non si può usare il termine Chiesa per i protestanti (anglicani compresi)


La Pentecoste

La Pentecoste

Pochi giorni prima della pubblicazione della dichiarazione Dominus Iesus, avvenuta il 5 settembre, alcuni organismi di stampa statunitensi (l’agenzia Catholic News Service-Cns e il settimanale National Catholic Reporter-Ncr) hanno reso nota una lettera della Congregazione per la dottrina della fede ai presidenti delle Conferenze episcopali in cui si criticava l’uso ambiguo della locuzione “Chiese sorelle” e in cui si ribadiva il fatto che «l’espressione “Chiese sorelle” in senso proprio, come attestato dalla comune tradizione orientale e occidentale, può essere usata solo per quelle comunità ecclesiali che hanno conservato un episcopato e un’eucarestia validi». Ciò vuol dire in pratica che il termine Chiesa può essere correttamente usato solo per gli Ortodossi e non riguardo alle comunità protestanti e riformate né riguardo alla comunione anglicana. La versione integrale della lettera è stata pubblicata da Adista in una propria traduzione dagli originali in inglese pubblicati dal Ncr.
Di seguito pubblichiamo i due paragrafi finali:
«11. Si può anche parlare in senso proprio di Chiese sorelle in riferimento a Chiese particolari cattoliche e non cattoliche; così la Chiesa particolare di Roma può anche essere chiamata sorella di tutte le altre Chiese particolari. Tuttavia, come ricordato più sopra, non si può affermare correttamente che la Chiesa cattolica è sorella di una Chiesa particolare o di un gruppo di Chiese. Non è semplicemente una questione terminologica, ma soprattutto una questione di rispetto di una verità fondamentale della fede cattolica: quella dell’unicità della Chiesa di Gesù Cristo. Infatti, c’è un’unica Chiesa (cfr. Concilio Vaticano II, costituzione dogmatica Lumen gentium, 8; Congregazione per la dottrina della fede, dichiarazione Mysterium Ecclesiae del 24 giugno 1973), e perciò il termine plurale Chiese può solo riferirsi alle Chiese particolari. Di conseguenza, si deve evitare, in quanto fonte di fraintendimento e di confusione teologica, l’uso di formulazioni quali “le nostre due Chiese”, che, se applicate alla Chiesa cattolica e alla totalità delle Chiese ortodosse (o ad una singola Chiesa ortodossa), implicano una pluralità non semplicemente a livello di Chiese particolari, ma anche a livello dell’una, santa, cattolica e apostolica Chiesa confessata nel Credo, la cui esistenza reale viene in questo modo oscurata.
12. Infine, si deve anche tenere in mente che l’espressione Chiese sorelle in senso proprio, come attestato dalla tradizione comune di Oriente e Occidente, può essere usata solo per quelle comunità ecclesiali che hanno conservato un episcopato ed un’eucarestia validi.
Roma, dagli uffici della Congregazione per la dottrina della fede, 30 giugno 2000, solennità del Sacro Cuore di Gesù».




Banca mondiale

Aumenta la povertà nell’area Europa-Asia centrale


Un mendicante 
nelle strade di Mosca

Un mendicante nelle strade di Mosca

Nell’ultimo decennio è aumentata la povertà nell’area che comprende Europa e l’Asia centrale. In questa zona i poveri sono saliti da 1,1 milione del 1987 ai 24 milioni del 1998; la percentuale delle persone che vivono con meno di un dollaro al giorno è salita nella stessa zona e nello stesso periodo dallo 0,2 al 5,1 per cento. Motivi: il crack finanziario asiatico, la caduta delle repubbliche ex-sovietiche dove l’economia di mercato è esplosa senza che ci fossero istituzioni adeguate e con effetti disastrosi. Lo afferma il World Development Report 2000-2001: Attacking Poverty della Banca mondiale, reso noto il 12 settembre.





Papa Pio VII

Papa Pio VII

Papa Wojtyla
Pio VII e la memoria liturgica della Madonna Addolorata e di Maria Ausiliatrice

Il 7 settembre Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio alla Comunità benedettina nella ricorrenza del bicentenario dell’elezione di papa Pio VII, al secolo Luigi Barnaba Chiaramonti, nato a Cesena nel 1742, monaco benedettino col nome di Gregorio dal 1758 e pontefice dal 1800 al 1823. Giovanni Paolo II tra l’altro ha ricordato: «Proprio a sottolineare la costante relazione tra questo Pontefice e la Madre di Dio, il congresso storico commemorativo della sua elezione (che si è celebrato a Cesena e Venezia, ndr) ha scelto come data di inizio il 15 settembre, memoria liturgica della Madonna Addolorata che, il 18 settembre 1814, egli volle estendere a tutta la Chiesa, in ricordo dei dolori da cui la Chiesa fu afflitta nell’età della Rivoluzione francese e della dominazione napoleonica. Inoltre, il 15 settembre 1815, per perpetuare il ricordo del suo trionfale ritorno a Roma avvenuto il 24 maggio 1814, decretò che ogni anno la diocesi di Roma celebrasse il 24 maggio la festa di Maria Ausiliatrice del popolo cristiano: festa passata poi nel calendario proprio di numerose diocesi e famiglie religiose. Nei momenti burrascosi del pontificato, era proprio Lei, la Vergine Santa, il suo sostegno nell’incrollabile certezza che i diritti di Dio e della Chiesa avrebbero finito con il trionfare».


Giubileo
Rinviata la giornata del dialogo ebraico-cristiano

La giornata giubilare del dialogo ebraico-cristiano, fissata per il 3 ottobre presso la Pontificia Università Lateranense, è stata rinviata a data da definirsi. Il fatto appare come una conseguenza della decisione dei rabbini Elio Toaff e Abramo Piattelli di non partecipare alla giornata stessa. I due leader religiosi dell’ebraismo italiano hanno motivato la loro assenza con la difficoltà del dialogo dopo la pubblicazione della dichiarazione Dominus Iesus e le dichiarazioni fatte dal cardinale Ratzinger durante la presentazione in sala stampa vaticana del documento.


Riconciliazioni/1
Bossi e Ciampi

Stretta di mano il 12 settembre a Varese tra Umberto Bossi e il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. La Stampa del giorno dopo ha titolato: Lega-Quirinale, l’ora del disgelo. Nell’occasione Bossi ha detto: «Ciampi è una brava persona. È un notaio corretto e ci assomiglia: non è ideologico».


Riconciliazioni/2
Bossi e il “Papa antico”

«Il Papa, un Papa antico come retroterra, come deve essere un papa. C’è stato un momento anni fa in cui non capivo bene. Mi chiedevo, “perché la Chiesa è contro la Lega?”, non capivo perché stessero con i frammassoni e la sinistra, ma poi ho letto bene i discorsi e ho capito che lui era dalla parte dei popoli, contro gli Stati giacobini, bisogna leggerli integralmente i discorsi del Papa e non fidarsi dei resoconti bugiardi dei giornali». Così Umberto Bossi in una intervista a Guido Passalacqua sulla Repubblica dell’11 settembre. Il giorno stesso il leader della Lega Nord ha dichiarato «forzata» questa intervista, e «destituita di ogni fondamento» l’espressione virgolettata “Papa antico” (ma Repubblica ha confermato). Bossi ha poi aggiunto: «Il dio unico dei giacobini, la ragione ideologica, ha già le sue date essenziali: quella di nascita, 1648, e quella di morte, 1989. I nazisti e i comunisti non si illudano: devono preparare le valigie per il lungo viaggio della fine».


Russia
Putin decide di firmare lo statuto del Tribunale penale internazionale

L’11 settembre la Russia ha formalmente deciso di firmare lo statuto del Tribunale penale internazionale dell’Onu, la cui costituzione era stata decisa in un’apposita conferenza svoltasi a Roma nel 1998. La decisione è stata presa dal presidente Vladimir Putin. La notizia, lanciata dall’agenzia di stampa russa Itar-Tass, è stata pubblicata sulla prima pagina dell’Osservatore Romano del 13 settembre. Il Tribunale – che avrà competenza generale e non limitata a singoli episodi o conflitti come le due Corti penali dell’Onu già esistenti all’Aia per i crimini di guerra nella ex Iugoslavia, e ad Arusha, in Tanzania, per quelli in Ruanda – sarà insediato quando il suo statuto sarà stato ratificato da almeno 60 dei 97 Paesi che lo hanno finora firmato (tra i firmatari mancano gli Stati Uniti). Le ratifiche finora raccolte sono 13.


Castro all’Onu
«L’ordine politico ed economico che governa il pianeta è contrario agli interessi dell’umanità»

Inedita stretta di mano tra Bill Clinton e Fidel Castro nel corso del Millennium Summit che si è celebrato al Palazzo di vetro di New York i primi di settembre. Nel suo discorso davanti all’Assemblea generale dell’Onu, Castro ha detto che «l’ordine politico ed economico che governa il pianeta è contrario agli interessi dell’umanità».


Poesia
Il cardinale Martini e Dante

«“Oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23, 43). È la promessa fatta da Gesù al ladro sulla croce e fatta a tutti coloro che volgono lo sguardo implorante a quel costato trafitto (“e in quel che, forato da la lancia,/ e poscia e prima tanto sodisfece/ che d’ogne colpa vince la bilancia”, Par., XIII 40-42). È la manifestazione della gloria e della misericordia di Dio; ed è la promessa che il cristiano Dante, per grazia, ha come pregustato in modo del tutto particolare. Il cammino della sua esistenza, come il viaggio raccontato nel poema sacro, è interamente sostenuto da questo desiderio di essere con Cristo, di poter contemplare la sua gloria, il suo “volto”, senza mediazioni, faccia a faccia, in quella visione-comunione in cui si placherà l’ansia di ogni umana ricerca. Il principio agostiniano – “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” – è alla base di tutto il pellegrinaggio della Commedia, connotato fin dall’inizio dalla ricerca di un vero “in che si queta ogne intelletto” (Par., XXVIII 108) e dall’adesione amorosa alla Sua volontà, nella quale soltanto è la nostra pace». Incipit della lettura dantesca del cardinale Carlo Maria Martini offerta da la Repubblica del 9 settembre.


Interviste di agosto
La simbologia cristiana di Martini e il quindicennio di Ruini

Il 18 agosto, alla vigilia della giubilare Giornata mondiale della gioventù, su diversi quotidiani italiani sono apparse interviste di rilievo a personalità ecclesiali. Il Corriere della Sera ha dedicato mezza pagina ad un colloquio del vaticanista Luigi Accattoli col cardinale Carlo Maria Martini. L’arcivescovo di Milano ha affermato che le Giornate della gioventù di Denver nel ’93 e di Parigi nel ’97 «sono state tappe significative: hanno mostrato con chiarezza che non si trattava solo di un fatto devozionale, proprio del pellegrinaggio a un santuario, ma questo radunarsi dei giovani in risposta a una chiamata del Papa aveva una valenza culturale». «L’apporto personale del Papa alla nascita e alla crescita di questo fenomeno» ha detto poi Martini «è stato decisivo. Ha colto per primo che i tempi erano cambiati. L’ha capito quando noi ancora eravamo traumatizzati dalla contestazione e temevamo ogni esteriorità. Ha colto che si poteva osare molto di più e l’ha osato e i giovani hanno corrisposto. Il domani non lo conosciamo: chi vivrà vedrà, come appunto ha detto Giovanni Paolo II a Parigi, annunciando l’appuntamento di Roma. Tuttavia qualcosa è avvenuto e resterà: si è visto che la simbologia cristiana non parla solo agli anziani, che essa può essere posta e intesa anche oggi, nelle nostre città e nel vasto mondo». La Stampa ha pubblicato poi una pagina di intervista del giornalista Ugo Magri (esperto di politica italiana) al cardinale vicario Camillo Ruini. Il presidente della Cei ha affermato, tra l’altro, che «le radici cristiane e cattoliche dell’Italia sono non soltanto profonde ma anche molto vive». Due volte poi Ruini ha ribadito che «è in atto ormai da quindici anni» una controtendenza positiva per la Chiesa nel mondo giovanile, «cioè da quando il Papa ha pensato a un dialogo il più possibile diretto con i giovani, anche da parte dei vertici della Chiesa».


Sacro Collegio
La scomparsa dei cardinali Vargas Alzamora, Fagiolo e Gouyon

Il 4 e 22 settembre sono venuti a mancare i cardinali Augusto Vargas Alzamora e Vincenzo Fagiolo. Entrambi avevano ricevuto la porpora da Giovanni Paolo II nel concistoro del 26 novembre 1994.
Vargas Alzamora, gesuita, aveva 78 anni ed aveva guidato l’arcidiocesi di Lima dall’89 al ’98. Dall’83 all’89 era stato segretario generale dell’episcopato peruviano e dal ’93 al ’98 è stato anche presidente della Conferenza episcopale.
Vincenzo Fagiolo, aveva 82 anni. Nativo di Segni (Rm) e appartenente al clero romano, era stato un esperto in diritto canonico. Aveva partecipato al Concilio Vaticano II come perito, e aveva lavorato a lungo nella curia romana. Dal ’67 al ’71 era stato prelato uditore della Rota e tra il ’71 e l’84 arcivescovo di Chieti-Vasto. Richiamato a Roma, dall’84 al ’90 era stato segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Dal ’90 al ’94 aveva poi ricoperto l’incarico di presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi.
Il 26 settembre è morto poi il cardinale Paul Gouyon, francese, 90 anni, arcivescovo di Rennes dal 1969 al 1985, creato cardinale da Paolo VI nel ’69.
Con la scomparsa dei tre porporati il numero dei membri del Sacro Collegio è sceso a 144, di cui 99 con diritto di voto (tra questi rimangono quattro gesuiti, che vengono così raggiunti in numero dai francescani). Quattro porporati compiranno 80 anni entro il prossimo febbraio, quindi un eventuale concistoro, se celebrato in quel periodo, vedrebbe la creazione di almeno altri venticinque cardinali.


Latino
L’Osservatore Romano ricorda la (tanto dimenticata) Veterum sapientia

L’Osservatore Romano del 30 luglio ha dedicato una intera pagina al ricordo della costituzione apostolica Veterum sapientia, «firmata con una cerimonia senza precedenti presso la Cattedra di San Pietro in Vaticano» il 22 febbraio 1962. Nell’articolo, a firma di don Biagio Amata, si legge: «La constatazione, per diversi aspetti amara, che tale documento non si trova nemmeno indicizzato nella maggior parte delle pubblicazioni edite in occasione della beatificazione, né nel Dvd multimediale tempestivamente messo in commercio, ed è pressoché assente anche nei siti internet a soggetto religioso cattolico, tranne qualche lodevole eccezione, appare quasi un’offesa alla sua (di Giovanni XXIII, ndr) memoria, così attenta a coniugare tradizione e innovazione. La negligenza dello studio della lingua latina, infatti, nella ratio studiorum dei candidati al sacerdozio, nella mente del Pontefice, appariva carica di implicanze negative imprevedibili per il futuro della Chiesa cattolica di rito latino e della stessa formazione sacerdotale».


Nomine/1
Gualdrini canonico liberiano a Roma

In data 1° agosto monsignor Franco Gualdrini, 77 anni, ve scovo di Terni-Narni-Amelia dall’83 fino allo scorso marzo, è stato annoverato come canonico camerlengo del capitolo della patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore.


Nomine/2
Camdessus membro del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace

Il 7 agosto Michel Camdessus, direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale dall’87 al febbraio scorso, quando si è dimesso, è stato nominato membro del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace. Camdessus, 67 anni, è conterraneo del cardinale Roger Etchegaray, già presidente dello stesso Pontificio Consiglio. Entrambi sono originari dei Paesi baschi francesi.


Benedettini
È tedesco il nuovo abate primate

Il 7 settembre il tedesco Notker Wolf è stato eletto abate primate della Confederazione benedettina. Succede all’americano Marcel Rooney che si è dimesso a metà del mandato di otto anni. Wolf, 60 anni, è stato votato da circa 260 abati radunati da tutto il mondo a Sant’Anselmo in Roma. Il nuovo abate primate era finora a capo della Congregazione benedettina tedesca di Sant’Ottilia.


Missioni
Ruini inviato speciale in Bielorussia

Il 2 settembre il Papa ha nominato il cardinale Camillo Ruini suo inviato speciale alle celebrazioni conclusive del Sinodo delle diocesi della Bielorussia in programma a Minsk il 29 e 30 settembre.


Curia romana
Il bresciano Re alla Congregazione per i vescovi. L’argentino Sandri sostituto

Il 16 settembre l’arcivescovo bresciano Giovanni Battista Re è stato nominato prefetto della Congregazione per i vescovi. Prende il posto del cardinale brasiliano Lucas Moreira Neves che proprio in quel giorno ha raggiunto i 75 anni (il Papa ha raccolto le sue «reiterate dimissioni», come recita il comunicato della Santa Sede, per gravi motivi di salute). Nello stesso giorno l’argentino Leonardo Sandri è stato nominato al posto di Re nell’incarico di sostituto alla Segreteria di Stato.
Re, 66 anni, dal ’79 all’87 era stato assessore (vicesostituto) in Segreteria di Stato; era stato poi segretario della stessa Congregazione per i vescovi dall’87 all’89, quando fu nominato sostituto.
Sandri, 57 anni a novembre, ha prestato servizio nella diplomazia della Santa Sede dal ’74. Ha prestato la propria opera presso la rappresentanza pontificia in Madagascar e successivamente, dal ’77 all’89, presso la Segreteria di Stato, dove è stato anche segretario particolare dell’allora sostituto Eduardo Martínez Somalo. Dall’89 al ’91 è stato consigliere di nunziatura a Washington, tra il ’91 e il ’92 è stato poi “reggente” della Prefettura della casa pontificia. Nel ’92 è stato nominato “assessore”. Cinque anni dopo è stato promosso arcivescovo e inviato in Venezuela come nunzio apostolico. Nel marzo di quest’anno era stato trasferito alla guida della nunziatura di Città del Messico.


Tragedie
Concorde: il Papa viaggiò proprio su quello caduto

Giovanni Paolo II viaggiò proprio sul Concorde che si è schiantato a Parigi il 25 luglio. Lo ha reso noto, due giorni dopo il disastro aereo, l’Air France, a cui apparteneva il supersonico precipitato. Il Papa salì (per la prima ed unica volta) sul Concorde il 2 maggio ’89, durante un viaggio in Africa. Lo utilizzò per volare dal l’isola della Réunion a Lusaka, in Zambia. Quello del Pontefice – nota l’Ansa che ha lanciato la notizia – fu un volo tranquillo e in quell’occasione il Concorde superò per due volte la velocità del suono.


Diplomazia/1
Un irlandese nunzio in Burundi, un inglese rappresentante al Consiglio d’Europa

Il 18 agosto il neoarcivescovo Michael Aidan Courtney, irlandese, è stato nominato nunzio in Burundi. Courtney, 55 anni, è entrato nella diplomazia vaticana nell’80 e ha prestato la propria opera presso le nunziature in Sud Africa, Senegal, India, Iugoslavia, Cuba, Egitto. Dal ’95 era inviato speciale con funzioni di osservatore permanente presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo. In quest’ultimo incarico Courtney è stato sostituito, sempre in data 18 agosto, dall’inglese Paul Richard Gallagher, 46 anni, nel servizio diplomatico dall’84, precedentemente impegnato nelle nunziature in Tanzania, Uruguay, Filippine, e, da ultimo, nella seconda sezione della Segreteria di Stato.


Diplomazia/2
Nuovi ambasciatori da Egitto, Israele e Uruguay

Il 7 settembre il Papa ha ricevuto le lettere credenziali del nuovo ambasciatore egiziano. Si tratta di Farouk Hussein Raafat, 56 anni, diplomatico di carriera, console a Parigi tra il ’94 e il ’98 e negli ultimi due anni direttore del Dipartimento di sicurezza presso il Ministero degli Esteri del Cairo.
Il 18 settembre è stata la volta del nuovo ambasciatore israeliano, il terzo da quando sono stati allacciati i rapporti diplomatici tra Santa Sede e Tel Aviv. Si tratta di Yosef Neville Lamdan, nato 62 anni fa a Glasgow in Scozia, dottorato in storia a Oxford, dapprima in forze al corpo diplomatico del Regno Unito, successivamente passato a quello israeliano. Rappresentante presso la sede Onu di Ginevra tra il ’94 e il ’98, negli ultimi due anni era ambasciatore en disponibilité presso il Ministero degli Esteri.
Il 25 settembre poi ha presentato le credenziali il nuovo rappresentante uruguayano: Julio César Lupinacci, 72 anni, diplomatico di carriera, già ambasciatore in Italia (’91-96) e Argentina (’99-2000).


Diplomazia/3
Pressing vaticano su Gerusalemme. Il nunzio Sambi: troppa confusione tra fede e politica

«La Santa Sede continua a ritenere che solo uno statuto speciale, internazionalmente garantito, potrà effettivamente preservare le parti più sacre della città e assicurare la libertà di fede e di culto per tutti i fedeli che, nella regione e nel mondo intero, guardano a Gerusalemme come crocevia di pace e convivenza». Lo ha ribadito Giovanni Paolo II durante l’Angelus del 24 luglio.
La posizione della Santa Sede riguardo Gerusalemme è stata poi ribadita dall’arcivescovo Jean-Louis Tauran, “ministro degli Esteri” vaticano, che a stretto giro ha ricevuto per un colloquio il segretario di Stato americano Madeleine K. Albright (1° agosto), il ministro della Cooperazione internazionale dell’Autorità palestinese Nabil Shaat (9 agosto) e il ministro degli Esteri israeliano Shlomo Ben Ami (14 agosto). Tutti e tre sono stati ricevuti su loro richiesta, ma questa circostanza è stata specificata nei comunicati ufficiali della Santa Sede solo in quello riguardante la Albright (forse per evitare, in quel caso, qualsiasi interpretazione contraria).
Intanto il 3 agosto il nunzio apostolico in Israele Pietro Sambi in una intervista rilasciata a Leonardo Cohen di Repubblica ha così articolato la posizione vaticana: «La nostra posizione è chiara […] presuppone già la soluzione del problema politico. E dice sostanzialmente: chiunque abbia giurisdizione sulla città per quanto riguarda l’aspetto religioso deve assicurare alle tre religioni uguaglianza di fronte alla legge, uguale libertà di accesso ai luoghi santi, uguale professione della propria fede, nonché uguale possibilità di sviluppo delle tre comunità religiose. Non si tratta solo di conservare musei e chiese, ma comunità che mantengano viva la fede attorno ai rispettivi luoghi santi. Per ottenere questo la Santa Sede propone uno statuto garantito internazionalmente. Come fare questo statuto e come organizzare queste garanzie e che esse siano vere garanzie, ecco, questo diventa un problema politico e quindi sono i politici a doverlo risolvere. C’è tuttavia un fatto storico, di cui bisogna tener conto. Chi esercita la giurisdizione su Gerusalemme tende a favorire i suoi e a discriminare gli altri». Sambi ha poi evidenziato «la grande confusione che si fa qui (a Gerusalemme, ndr) tra l’aspetto teologico e l’aspetto politico».
Il 3 e 4 settembre l’arcivescovo Paolo Giglio, nunzio in Egitto, ha partecipato per la prima volta, come osservatore, ad una seduta del Consiglio della Lega araba dedicato a dibattere sul futuro status di Gerusalemme. «Non ho il diritto di alzarmi a parlare» ha dichiarato Giglio alla Radio Vaticana il 3 settembre «né di votare su una questione, ma nei contatti con gli altri membri, con gli ambasciatori presenti, posso aver modo di spiegare qual è l’opinione della Santa Sede sullo spinoso problema di Gerusalemme».
Hanno destato molto interesse in Segreteria di Stato le dichiarazioni rilasciate da Ben Ami a New York il 18 settembre, lo stesso giorno in cui Giovanni Paolo II ricevendo il nuovo ambasciatore israeliano (cfr. notizia precedente) ribadiva la richiesta vaticana su Gerusalemme, e riprese dal Giornale del giorno dopo. Il capo della diplomazia israeliana ha affermato: «Non voglio parlare di certe cose... ma non escluderemmo un ruolo delle Nazioni Unite (riguardo lo status di Gerusalemme, ndr). Abbiamo assistito negli ultimi anni a un ruolo molto positivo svolto dall’Onu in Medio Oriente e non dovremmo escludere questa ipotesi».


Libri
Paolo VI. Dono d’amore alla Chiesa

«Una speciale parola di saluto rivolgo ora ai rappresentanti dell’Istituto Paolo VI di Brescia e delle edizioni Studium di Roma, che ringrazio per l’omaggio della recente pubblicazione sul papa Paolo VI». Così Giovanni Paolo II durante l’udienza concessa il 16 settembre a diversi pellegrinaggi giubilari, tra cui appunto quello dell’Istituto Paolo VI. Il volume citato è Paolo VI. Dono d’amore alla Chiesa, ricchissimo di illustrazioni e con testi di Giorgio Basadonna.


Giornali/1
Il Foglio pubblica integralmente la Dominus Iesus con commento di Socci

La dichiarazione Dominus Iesus è stata pubblicata integralmente da due quotidiani: L’Osservatore Romano (e non è una sorpresa) e Il Foglio (7 settembre) di Giuliano Ferrara (anche se senza note). Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, ne ha pubblicato solo una sintesi. Il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara ha ospitato una lunga introduzione di Antonio Socci, il quale ha preso spunto per il suo commento da un articolo del cardinale Joseph Ratzinger ripubblicato da 30Giorni del febbraio scorso. E in particolare da questo brano: «La forma istituzionale della Chiesa è parte essenziale della fede. Ma le istituzioni possono vivere solo se sostenute da convinzioni fondamentali comuni e se esiste un’evidenza... Il fatto che questa evidenza non sia pacifica è, lo ripeto, la vera ragione della crisi attuale della Chiesa... Colui che difende la dottrina trinitaria, la cristologia, la struttura sacramentale della Chiesa, la sua origine in Cristo, il ministero petrino o l’insegnamento morale fondamentale della Chiesa eccetera, e che deve far passare il loro disconoscimento come incompatibile con l’istituzione Chiesa, colpisce a vuoto se si diffonde l’opinione che tutto ciò è senza importanza. È in questo modo che una istituzione diventa una carcassa vuota e va in rovina, anche se esteriormente resta potente o dà l’impressione di poggiare su solide fondamenta. È per questa ragione che le decisioni istituzionali del Magistero possono diventare feconde solo se si legano a una lotta seria, convinta, per una nuova evidenza delle opzioni portanti della fede». Così Ratzinger. Questa poi la chiosa di Socci: «La moderna devastazione dell’edificio della Chiesa è avvenuta per questo apparentemente piccolo mutamento: che la salvezza non è stata più percepita come un incontro di grazia, ma è stata teorizzata come una conseguenza. Una conseguenza – magari – della natura, o di un atteggiamento umano, o anche della stessa incarnazione, o di un incontro del passato, che sopravvive come triste nostalgia, ma non come un contatto vitale con la presenza di Cristo. Invece la grande strada dell’evidenza è quell’incontro e “quell’esperienza quotidiana spartita che faceva dire a chi era stato con Lui: se non crediamo a quest’uomo non possiamo credere neanche ai nostri occhi”».


Giornali/2
Gazzettino di Venezia: «Le scorciatoie dei nuovi papisti»

«La Chiesa deve capire che nessuna legge può sostituire le coscienze o piegarle, e dunque non esistono scorciatoie statali all’evangelizzazione. I politici debbono comprendere che le conquiste liberali non sono una fissazione da illuministi tardoni. Lo Stato etico o semplicemente pedagogico, che impone i suoi valori a chi non li condivide, non si è mai rivelato democratico, e per di più non ha mai funzionato». È una parte finale del fondo Le scorciatoie dei nuovi papisti scritto dal direttore, Giulio Giustiniani, sul Gazzettino di Venezia del 15 settembre. Prima Giustiniani aveva scritto: «In realtà le grandi marce per il Giubileo e le acclamazioni neopapiste esibite in tv non provano nessuna conversione della nostra società ai valori cristiani. La popolarità straordinaria di questo grande Papa non dimostra che il suo magistero ha aperto una breccia nel muro di una società scristianizzata. [...] Piazza San Pietro può riempirsi di folle, ma le chiese restano semivuote, i sacramenti sono disertati perfino da molti cattolici, i parroci devono essere importati dal terzo mondo per scarsità di offerta locale. Se questo è vero e lo registriamo senza alcun compiacimento, resta sorprendente l’improvvisa determinazione con la quale la Chiesa trasforma il suo magistero in una sorta di “ossessione prescrittiva” (Vittorio Foa) che non investe soltanto i credenti, come è naturale, ma presume o pretende di condizionare la totalità dei cittadini e delle istituzioni». Giustiniani poi afferma: «Si assiste così al paradosso che i laici, in politica, si fanno più clericali dei democristiani di una volta. Con l’aggravante di esserlo per calcolo di convenienza anziché per convinzione. E si assiste anche al paradosso contrario: che la Chiesa ritiene, di pari passo, di poter sfuggire alla propria debolezza nella società sfruttando quella di un Palazzo disposto furbescamente a farsi condizionare. Con l’aggravante di voler imporre dall’alto quei valori che essa stenta a diffondere dal basso».


Buona stampa
Sant’Egidio su Corsera e Le Monde

Grande articolo completamente elogiativo della Comunità di Sant’Egidio sul Corriere della Sera del 27 agosto a firma di Antonio Ferrari; titolo: Sant’Egidio. L’Onu di Trastevere. Il 2 luglio Le Monde aveva dedicato una pagina (con richiamo in prima) alla Comunità fondata dal professor Andrea Riccardi. In questo ultimo caso la giornalista, Danielle Rouard, ha dato voce anche ad alcune critiche secondo le quali la Comunità sarebbe una setta guidata da un guru, e ha segnalato la freddezza di alcuni «dirigenti della curia» nei loro confronti (da segnalare in questo senso l’ipotesi lanciata dal giornalista Igor Man che in un articolo sulla Stampa del 17 settembre ha interpretato la dichiarazione dell’ex Sant’Uffizio Dominus Iesus come un attacco indiretto al l’impegno ecumenico e interreligioso di Sant’Egidio).
Il 15 settembre il Papa ha ricevuto a pranzo Riccardi e il vescovo Vincenzo Paglia, da marzo alla guida della diocesi di Terni-Narni-Amelia.


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