Lettere al direttore
LA POSTA DEL DIRETTORE
SACRA ROTA
Non annulla, ma dichiara nullo
Signor direttore,
leggo oggi nel Giornale di Sicilia che «per annullare un matrimonio in chiesa bastano due anni e meno di settecentomila lire». È un articolo e non un’inserzione pubblicitaria e quindi non si può considerare una réclame, ma mi ha fatto impressione, anche perché si spiega che questa semplificazione mira a riequilibrare una concezione sbagliata del matrimonio che arriva fino all’unisesso.
Saluti sinceri.
Carmelo Piazza
Palermo, Italia
Controllato l’articolo vedo che riporta una notizia d’agenzia arricchendola con una fotografia dalla didascalia sconcertante: «Gli annullamenti sono ora più facili». Non è una sottigliezza, ma anche il titolo è sbagliato. La Chiesa (salvo i casi rarissimi di rato e non consumato) non può annullare un matrimonio, ma solo dichiarare la nullità originaria.
È materia molto delicata, anche perché le tariffe professionali così basse non credo corrispondano spesso alla realtà.
G. A.
RIMPROVERI
Vi siete disimpegnati
Egregio direttore,
sono stato per anni un lettore assiduo di 30Giorni, da me regolarmente acquistato presso la libreria arcivescovile di corso Matteotti a Torino.
È quindi con vivo rammarico che le comunico la mia intenzione di non più leggere la rivista. Le ragioni della mia decisione sono molto semplici: ormai essa è il periodico personale del senatore Andreotti, che ne invade le pagine in percentuale spropositata.
Premetto che non ho nulla, ma proprio nulla, contro Andreotti, che considero addirittura un perseguitato, ma non è possibile che quasi tutta la rivista sia piena di lui!
Neppure il Duce era così straripante e pervasivo!
Badate che la cosa diventa ridicola, non solo per la rivista, ma per lo stesso Andreotti. E vi fa certamente perdere credibilità e lettori.
Inoltre noto da tempo un certo disimpegno della rivista dai temi teologici e liturgici più spinosi: non è più la coraggiosa rivista che si opponeva alla distruzione della fede operata dal modernismo («sintesi di tutte le eresie»).
Peccato! Eravate una voce unica e consolante, che dava coraggio a tutti coloro che si sentono legati alla fedeltà cattolica.
Cordiali saluti.
Franco Donalisio
Torino, Italia
Caro signor Donalisio, torni a leggere 30Giorni. Il suo rilievo è giusto, ma posso assicurarle che non c’erano intenzioni mussoliniane o culti della personalità. Faremo più attenzione.
G. A.
MEETING DI RIMINI 2000
Briganti inopportuni?
Caro senatore,
premetto che mi sono sentito suo amico e con lei solidale nell’ambito delle persecuzioni alle quali è stato sottoposto. Desidero esternarle la mia sgradita sorpresa, assistendo alla trasmissione del primo canale sulla beatificazione di Pio IX, nel sentirla dichiarare che «avrebbe sconsigliato» agli organizzatori del Meeting di Rimini l’esposizione della mostra sul Risorgimento, senza tuttavia darne le motivazioni. Eppure si tratta di una mostra ben documentata e sostenuta, tra l’altro, dal testo di Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere, pieno zeppo di note bibliografiche. Stendiamo un pietoso velo sul giudizio dato da Gramsci, alieno da simpatie per la Chiesa, su quella «banda di avventurieri senza coscienza e senza pudore che, dopo aver fatto l’Italia, l’hanno divorata» (Il Risorgimento italiano, Einaudi, 1950). Facendo parte della militanza del Meeting, ho avuto modo di esaminare quella mostra, pannello per pannello, e penso che coloro che l’hanno condannata non l’abbiano vista oppure, come lei, parlino per opportunità politica. Se non condivide questo mio giudizio, me ne dia le motivazioni: dica perché non è d’accordo con quella mostra, ma porti dei fatti documentati! Aspetto di essere smentito.
Continuo ad essere suo amico e proprio per questo le scrivo con stima e affetto in una comune esperienza di fede.
Giorgio Di Concetto
Forlì, Italia
Certamente lo spirito della “mostra” era solo di bilanciare gli eccessi opposti, di cui abbiamo avuto riprova anche in queste settimane con il non domato odio verso Pio IX. Forse si poteva fare qualche correzione di tiro. Se avrà occasione, legga il mio libretto su Pio IX.
G. A.
LA SCOMPARSA DEL CARDINALE VINCENZO FAGIOLO
«Tutto nella Chiesa procede con l’amore»
Il cardinale Vincenzo Fagiolo, scomparso lo scorso 22 settembre, è stato un amico e un collaboratore sempre attento e disponibile della nostra rivista. Lo ricordiamo con un brano dell’omelia pronunciata dal Santo Padre Giovanni Paolo II durante le esequie celebrate nella Basilica di San Pietro martedì 26 settembre.
«Lo studio e l’insegnamento del diritto canonico hanno costituito una costante della sua vita. La vocazione sacerdotale e quindi la chiamata all’episcopato hanno trasfigurato questo interesse secondo la prospettiva evangelica. Educare alla vera giustizia, la giustizia di Cristo: ecco il ministero che il cardinale Fagiolo ha esercitato lungo tutto l’arco della sua vita. A questo egli ha costantemente mirato nelle diverse situazioni in cui lo ha posto, di volta in volta, l’obbedienza: dalle aule universitarie al magistero episcopale nell’arcidiocesi di Chieti-Vasto, dagli uffici della Conferenza episcopale italiana a quelli della curia romana.
In occasione della sua nomina episcopale, monsignor Fagiolo scelse come motto l’espressione paolina “Plenitudo legis dilectio” (Rm 13,10). Essa riassume mirabilmente tutta la vita di quest’“uomo di Chiesa” che nell’amore di Cristo ha saputo riconoscere e cercare il compimento di ogni legge e ha speso la propria esistenza nel testimoniare con l’insegnamento e con le opere questa verità. In una recente intervista, egli aveva affermato: “Tutto nella Chiesa procede con l’amore, tutto deve essere finalizzato alla crescita dell’amore”».
A proposito della beatificazione di papa Mastai.
Una frase di Giovanni Spadolini del gennaio 1988
Il pensiero di un vero laico su Pio IX
«Deluso da tutte le combinazioni diplomatiche, papa Mastai non si volse più né all’Austria né alla Germania né alla Spagna come alle crociate di una possibile rinnovata Santa Alleanza; e intravide soltanto nelle masse cattoliche delle varie nazioni europee la vera base dell’unica Santa Alleanza che era ormai concepibile e feconda, l’alleanza della Chiesa coi popoli. Ben oltre l’ultima e inutile resistenza di Porta Pia e del generale Kanzler».
Non annulla, ma dichiara nullo
Signor direttore,
leggo oggi nel Giornale di Sicilia che «per annullare un matrimonio in chiesa bastano due anni e meno di settecentomila lire». È un articolo e non un’inserzione pubblicitaria e quindi non si può considerare una réclame, ma mi ha fatto impressione, anche perché si spiega che questa semplificazione mira a riequilibrare una concezione sbagliata del matrimonio che arriva fino all’unisesso.
Saluti sinceri.
Carmelo Piazza
Palermo, Italia
Controllato l’articolo vedo che riporta una notizia d’agenzia arricchendola con una fotografia dalla didascalia sconcertante: «Gli annullamenti sono ora più facili». Non è una sottigliezza, ma anche il titolo è sbagliato. La Chiesa (salvo i casi rarissimi di rato e non consumato) non può annullare un matrimonio, ma solo dichiarare la nullità originaria.
È materia molto delicata, anche perché le tariffe professionali così basse non credo corrispondano spesso alla realtà.
G. A.
RIMPROVERI
Vi siete disimpegnati
Egregio direttore,
sono stato per anni un lettore assiduo di 30Giorni, da me regolarmente acquistato presso la libreria arcivescovile di corso Matteotti a Torino.
È quindi con vivo rammarico che le comunico la mia intenzione di non più leggere la rivista. Le ragioni della mia decisione sono molto semplici: ormai essa è il periodico personale del senatore Andreotti, che ne invade le pagine in percentuale spropositata.
Premetto che non ho nulla, ma proprio nulla, contro Andreotti, che considero addirittura un perseguitato, ma non è possibile che quasi tutta la rivista sia piena di lui!
Neppure il Duce era così straripante e pervasivo!
Badate che la cosa diventa ridicola, non solo per la rivista, ma per lo stesso Andreotti. E vi fa certamente perdere credibilità e lettori.
Inoltre noto da tempo un certo disimpegno della rivista dai temi teologici e liturgici più spinosi: non è più la coraggiosa rivista che si opponeva alla distruzione della fede operata dal modernismo («sintesi di tutte le eresie»).
Peccato! Eravate una voce unica e consolante, che dava coraggio a tutti coloro che si sentono legati alla fedeltà cattolica.
Cordiali saluti.
Franco Donalisio
Torino, Italia
Caro signor Donalisio, torni a leggere 30Giorni. Il suo rilievo è giusto, ma posso assicurarle che non c’erano intenzioni mussoliniane o culti della personalità. Faremo più attenzione.
G. A.
MEETING DI RIMINI 2000
Briganti inopportuni?
Caro senatore,
premetto che mi sono sentito suo amico e con lei solidale nell’ambito delle persecuzioni alle quali è stato sottoposto. Desidero esternarle la mia sgradita sorpresa, assistendo alla trasmissione del primo canale sulla beatificazione di Pio IX, nel sentirla dichiarare che «avrebbe sconsigliato» agli organizzatori del Meeting di Rimini l’esposizione della mostra sul Risorgimento, senza tuttavia darne le motivazioni. Eppure si tratta di una mostra ben documentata e sostenuta, tra l’altro, dal testo di Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere, pieno zeppo di note bibliografiche. Stendiamo un pietoso velo sul giudizio dato da Gramsci, alieno da simpatie per la Chiesa, su quella «banda di avventurieri senza coscienza e senza pudore che, dopo aver fatto l’Italia, l’hanno divorata» (Il Risorgimento italiano, Einaudi, 1950). Facendo parte della militanza del Meeting, ho avuto modo di esaminare quella mostra, pannello per pannello, e penso che coloro che l’hanno condannata non l’abbiano vista oppure, come lei, parlino per opportunità politica. Se non condivide questo mio giudizio, me ne dia le motivazioni: dica perché non è d’accordo con quella mostra, ma porti dei fatti documentati! Aspetto di essere smentito.
Continuo ad essere suo amico e proprio per questo le scrivo con stima e affetto in una comune esperienza di fede.
Giorgio Di Concetto
Forlì, Italia
Certamente lo spirito della “mostra” era solo di bilanciare gli eccessi opposti, di cui abbiamo avuto riprova anche in queste settimane con il non domato odio verso Pio IX. Forse si poteva fare qualche correzione di tiro. Se avrà occasione, legga il mio libretto su Pio IX.
G. A.
LA SCOMPARSA DEL CARDINALE VINCENZO FAGIOLO
«Tutto nella Chiesa procede con l’amore»
Il cardinale Vincenzo Fagiolo, scomparso lo scorso 22 settembre, è stato un amico e un collaboratore sempre attento e disponibile della nostra rivista. Lo ricordiamo con un brano dell’omelia pronunciata dal Santo Padre Giovanni Paolo II durante le esequie celebrate nella Basilica di San Pietro martedì 26 settembre.
«Lo studio e l’insegnamento del diritto canonico hanno costituito una costante della sua vita. La vocazione sacerdotale e quindi la chiamata all’episcopato hanno trasfigurato questo interesse secondo la prospettiva evangelica. Educare alla vera giustizia, la giustizia di Cristo: ecco il ministero che il cardinale Fagiolo ha esercitato lungo tutto l’arco della sua vita. A questo egli ha costantemente mirato nelle diverse situazioni in cui lo ha posto, di volta in volta, l’obbedienza: dalle aule universitarie al magistero episcopale nell’arcidiocesi di Chieti-Vasto, dagli uffici della Conferenza episcopale italiana a quelli della curia romana.
In occasione della sua nomina episcopale, monsignor Fagiolo scelse come motto l’espressione paolina “Plenitudo legis dilectio” (Rm 13,10). Essa riassume mirabilmente tutta la vita di quest’“uomo di Chiesa” che nell’amore di Cristo ha saputo riconoscere e cercare il compimento di ogni legge e ha speso la propria esistenza nel testimoniare con l’insegnamento e con le opere questa verità. In una recente intervista, egli aveva affermato: “Tutto nella Chiesa procede con l’amore, tutto deve essere finalizzato alla crescita dell’amore”».
A proposito della beatificazione di papa Mastai.
Una frase di Giovanni Spadolini del gennaio 1988
Il pensiero di un vero laico su Pio IX
«Deluso da tutte le combinazioni diplomatiche, papa Mastai non si volse più né all’Austria né alla Germania né alla Spagna come alle crociate di una possibile rinnovata Santa Alleanza; e intravide soltanto nelle masse cattoliche delle varie nazioni europee la vera base dell’unica Santa Alleanza che era ormai concepibile e feconda, l’alleanza della Chiesa coi popoli. Ben oltre l’ultima e inutile resistenza di Porta Pia e del generale Kanzler».