Recensioni
Don Andrea Santoro
Augusto D’Angelo, Don Andrea Santoro. Un prete tra Roma e l’Oriente, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2006, 172 pp., euro 13,00
Sono andato anch’io a dire una preghiera quando la salma di don Andrea venne esposta nella chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorelli, nel quartiere Appio, l’ultima parrocchia di Roma nella quale svolse il ministero sacerdotale prima di partire per la Turchia come sacerdote fidei donum nel 2000. Sono stato testimone dell’affetto della gente per questo sacerdote. Leggendo ora questo libro di D’Angelo, sembra che la figura di don Andrea mi passi davanti, mi pare di aver sempre conosciuto questo straordinario prete romano. Nel 2003, alla scadenza del primo triennio di incarico in Turchia, don Andrea si trasferisce a Trabzon, l’antica Trebisonda, sul Mar Nero. Qui trova una situazione difficile: l’area del vecchio cimitero cristiano è stata profanata ed è stata occupata da una scuola e da alcuni orti di privati. Nei suoi scritti appaiono tracce dell’insofferenza che si manifesta, attraverso piccoli episodi, attorno alla sua presenza. Don Andrea coglie con immediatezza i disastri seguiti alla caduta del gigante sovietico: la forte emigrazione dai territori dell’ex Urss in Turchia è causata dalla miseria e dalla disperazione. Molte prostitute di Trabzon sono cristiane armene o georgiane. Don Andrea entra in contatto con questa realtà di sofferenza e la considera una dimensione decisiva della cura delle anime della sua parrocchia.
È un bel libro, a tratti toccante. È introdotto da alcune pagine di Andrea Riccardi, che aprono uno squarcio spirituale sulle complesse e a volte drammatiche realtà contemporanee: «La sua risposta [di don Andrea, ndr] alla grande crisi», scrive Riccardi, «è ben più profonda di quelle proposte da analisti o gridate da politici [...]. È quella del Vangelo, lux ex Oriente: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5, 5). Questa era la ferma convinzione di don Andrea: la mitezza erediterà la terra».
Carducci. Scrittore, politico, massone
Aldo A. Mola, Giosue Carducci. Scrittore, politico, massone, Tascabili Bompiani, Milano 2006, 574 pp., euro 12,50
Ora un libro di Aldo A. Mola, Giosue Carducci. Scrittore, politico, massone contribuisce a far conoscere meglio il grande poeta italiano, collocandolo nel suo tempo, al di sopra di spesso sbrigative etichette intercorse in passato che lo liquidavano come “schiettamente reazionario” o “obnubilato piccolo borghese”. L’interessante opera propone un profilo unitario dei molteplici aspetti della personalità e dell’opera di Carducci. Mola ci riesce perfettamente: ne risulta un ritratto simpatico. Alla morte di Carducci (17 febbraio 1907) Giovanni Giolitti chiese al Parlamento di erigergli un monumento nazionale. Carducci era, e doveva stare, alla pari con Vittorio Emanuele II e Garibaldi. Tutti plaudirono, nessuno mosse un dito, racconta Mola. Roma, la città che egli aveva capito e cantato più e meglio di ogni altro, da Orazio all’Ottocento, non gli conferì neppure la cittadinanza onoraria. Era un uomo solo, con la sua grandezza e le sue tragedie famigliari, gli riconoscerà Giovanni Papini. E La Civiltà Cattolica nel necrologio osservò che i cattolici, «sebbene da lui non mai carezzati, lo trattarono sempre assai meglio che molti suoi correligionari, repubblicani e massoni».
In appendice, vengono proposte le poesie e le prose del poeta (pp. 413-512) e interessanti suggerimenti bibliografici (p. 527) per chi volesse ulteriormente indagare sullo scrittore. Il prossimo febbraio ricorrerà il centenario della morte di Giosue Carducci: perché non ricordarlo e rileggerlo, per l’occasione?
Karol Wojtyla
Aa.Vv., Karol Wojtyla. Il ruolo storico e il pensiero di Giovanni Paolo II, Liberal Edizioni, Roma 2005, 142 pp., euro 8,00
I Giusti e la memoria del bene
Antonia Grasselli – Sante Maletta (a cura di), I Giusti e la memoria del bene. Chi salva una vita, salva il mondo intero, Fermi, Milano 2006, 208 pp., euro 17,00
In queste parole sta tutto il significato della pubblicazione curata da Antonia Grasselli e Sante Maletta e che ha coinvolto il liceo scientifico Enrico Fermi di Bologna. Nella seconda parte del libro sono descritti i risultati del progetto didattico; la parte conclusiva riporta gli articoli pubblicati su Avvenire dal settembre 2005 al gennaio 2006, utili per avere ulteriori elementi di riferimento al contesto italiano.
Il libro rosso dei martiri cinesi
Gerolamo Fazzini (a cura di), Il libro rosso dei martiri cinesi, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2006, 272 pp., euro 16,00
Questo coraggioso “libro rosso” – rosso come il sangue dei martiri – ripropone alcune storie di persecuzione cristiana relative forse al momento più drammatico del XX secolo. Scriveva padre Giancarlo Politi nel suo libro Martiri in Cina: «Nel travaglio dei primi decenni i martiri sono numerosi, ma ancora si tratta di casi sporadici e separati gli uni dagli altri. Dagli anni Quaranta, invece, la persecuzione diventa sistematica, parte di un progetto perverso che intende pervenire, alla fine, alla soppressione ed eliminazione della religione – e quindi anche della Chiesa – assumendo forme di violenza estrema». Non c’è dubbio che il Novecento sia stato una stagione di persecuzione particolarmente atroce, per ampiezza e intensità. Sono pagine di diario edificanti, queste raccontate da Fazzini, per credenti e non; pagine di fede preziose e rare. Come la storia, in Italia conosciuta da pochi, del martirio vero e proprio dei trentatré monaci trappisti del monastero di Nostra Signora della Consolazione di Yangjiaping: una straordinaria testimonianza di fede! (cfr. pp. 219- 241).
È un libro coraggioso, dicevo, che porta la prefazione del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, ma è anche un documento storiografico di grande valore e importanza; non il primo e non il solo: la letteratura sugli orrori e i crimini della rivoluzione maoista e la sua follia distruttiva comincia a farsi sentire. È interessante che il libro esca a trent’anni esatti dalla morte di Mao, avvenuta il 9 settembre 1976, quasi un tentativo per cominciare a fare i conti con la lunga stagione maoista, almeno qui in Occidente, non ancora in Cina, la nazione più grande del mondo.
Eurosistema. Analisi e prospettive
Giuseppe Guarino, Eurosistema. Analisi e prospettive, Giuffrè, Milano 2006, 188 pp., euro 18,00
Il mese prossimo verranno celebrati i cinquant’anni della firma dei Trattati di Roma, avvenuta in Campidoglio il 25 marzo 1957: sarà un’ulteriore occasione di riflessione sugli eventi di questo ultimo mezzo secolo che ha visto l’Europa fare passi avanti nel processo di integrazione, ma anche subire pericolose battute d’arresto. La Fondazione Alcide De Gasperi per l’occasione organizzerà un interessante convegno che pone un serio interrogativo più che mai attuale: dopo cinquant’anni, l’Europa è all’anno zero?