Rubriche
tratto dal n.09 - 2007


LETTERE DAI MONASTERI


Le carmelitane del monastero di Seoul, Corea del Sud

Le carmelitane del monastero di Seoul, Corea del Sud

MONASTERO CARMELITANO di seoul
Seoul, Corea

Crescita di vocazioni in Corea

Seoul, 26 luglio 2007

Gentile signor Andreotti, pax et bonum!
Siamo le carmelitane del monastero sudcoreano di Seoul. Il carmelo di Seoul è la prima comunità di vita contemplativa fondata in Corea dal carmelo di Aire, in Francia, nel 1940. Negli ultimi sessantasette anni sono stati fondati quattro monasteri che attualmente rappresentano la pietra angolare di otto monasteri nelle diocesi di tutta la nazione.
Il monastero carmelitano di Seoul festeggia l’evento di essere il primo monastero di un ordine di contemplative nella storia delle Chiese coreane a inviare missionarie in Cambogia. Stiamo inoltre lavorando alla fondazione di un nuovo monastero a Dongdoocheon, nella diocesi di Uijongbu, per celebrare il sessantasettesimo anniversario della nostra presenza in Corea.
La Corea è divisa in due, Corea del Sud e Corea del Nord, sin dalla guerra coreana del 1950. Il nuovo monastero verrà fondato a Dongdoocheon, che riteniamo il luogo ideale per l’attività missionaria nella Corea del Nord e per la riunificazione del Paese.
Anche se stiamo affrontando molte difficoltà nella fondazione del nuovo monastero, a causa del ristagno dell’economia coreana, siamo profondamente convinte che il Signore ci guiderà, poiché in Corea si sta assistendo a una crescita delle vocazioni che invece nel resto del mondo sono in diminuzione.
L’inizio della costruzione in giugno è stata una benedizione di nostro Signore Gesù e tutto sembra procedere senza problemi. Ci proponiamo di concludere i lavori il prossimo anno.
A questo proposito stiamo facendo di tutto per raccogliere contributi e abbiamo già ricevuto l’aiuto di numerosi fratelli e sorelle. Non potremmo mai portare a termine l’impresa senza preghiere.
Quindi chiediamo umilmente anche a lei di pregare per il nostro nuovo monastero.
La pace e le benedizioni divine la accompagnino sempre.
Sinceramente sua nel Signore nostro Gesù Cristo,

suor Maria ocd, priora


Clarisse del monastero di Montecastrilli
Montecastrilli, Italia

Grazie per le offerte

Montecastrilli, 2 aprile 2007

Illustrissimo e carissimo onorevole Giulio Andreotti,
direttore della rivista 30Giorni, il Signore le dia pace! Possa Egli concedere a lei e tutti i suoi cari l’abbondanza del suo Santo Spirito.
Cogliamo anche l’occasione per ringraziarla di avere pubblicato la nostra richiesta di aiuto per i lavori di restauro del nostro monastero, in seguito alla quale alcune persone hanno dimostrato sensibilità inviandoci delle offerte. Vorremmo ringraziarle personalmente ma non avendo i loro indirizzi chiediamo gentilmente a voi di farlo a nome nostro, sempre tramite la rivista 30Giorni.
Il Signore Gesù li ricolmi di abbondanti benedizioni e doni alle loro famiglie pace e serenità.
A lei e a tutti assicuriamo il nostro ricordo nella preghiera.

Suor Chiara Isabella Ramoni


domenicane del monastero santa croce
Firenze, Italia

Chi prega si salva è bello, utile, pratico

Firenze, 18 aprile 2007

Egregio signor senatore,
da vario tempo volevo scriverle per ringraziarla per la bella e stupenda rivista 30Giorni da lei diretta. La troviamo molto interessante perché ricca di argomenti religiosi e culturali, e raddoppiamo i nostri ringraziamenti per il piccolo libro Chi prega si salva, molto bello, utile e pratico. Offriamo la nostra preghiera quotidiana perché il Signore renda fruttuosi il suo lavoro e la sua fatica, e le doni anche tanta gioia e soddisfazione per il bene che fa a noi monache claustrali.
Ringraziamo anche i suoi collaboratori e in Cristo la saluto.

Suor Antonina Di Pace op, per la comunità


Trappiste del monastero Santa María de la Paz
San Pedro de Lóvago, Nicaragua

Chi prega si salva per i nostri poveri

San Pedro de Lóvago, 23 luglio 2007

Stimato senatore Giulio,
spero stia bene e possa godere in abbondanza della grazia del Signore e della gioia di amare e fare del bene a tutti. Sono la stessa sorella trappista del monastero di Hinojo, in Argentina, che l’ha ringraziata per aver ricevuto in regalo la rivista 30Giorni e molti allegati come Quien reza se salva. Sono qui in Nicaragua dove, come le raccontavo, abbiamo una fondazione ormai da sei anni. Non può immaginare la povertà di questo Paese, né è facile descriverla. Per la bontà del Signore è stata costruita una casa funzionale, essenziale e anche bella nella sua semplicità. Nel noviziato ci sono già tre giovani nicaraguensi e ne aspettiamo altre due o tre. La vita contemplativa sembra molto ben accolta. La povertà dei beni materiali apre sempre di più il cuore alle cose celesti e la religiosità di questo popolo è viva ed espressiva. Vado al nocciolo della questione, cioè al motivo per il quale le scrivo. Mi chiedevo se non fosse ancora tanto generoso – sono convinta che sicuramente lo sarà – da regalare anche a questo monastero l’abbonamento alla rivista 30Giorni e alcune copie del prezioso libricino Quien reza se salva per i nostri poveri. Le chiedo un favore speciale: tutto quello che vorrà inviarci, lo spedisca per posta a questo indirizzo: Madre Stella Maris Venezia, Monasterio Santa María de la Paz, Apartado 36, Santo Tomás (Chontales), Nicaragua.
La saluto molto cordialmente, ringraziandola anticipatamente e assicurandole la comunione della preghiera nell’amore del Signore di tutte noi.

Suor Franca e sorelle


agostiniane del monastero Santa María Magdalena
Barcellona, Spagna

La nostra preghiera sale al cielo

Barcellona, 8 agosto 2007

Illustre senatore Giulio Andreotti,
già da un anno riceviamo la rivista 30Días e gliene siamo estremamente riconoscenti; non sa il bene che ci fa, oltre a metterci al corrente, dal punto di vista cristiano, di quello che succede in tutto il mondo. Non sappiamo come ringraziarla, per questo la nostra preghiera sale al cielo per tutte le sue necessità e intenzioni e perché il buon Dio la accompagni in ogni momento.
La nostra lettera ha anche un altro motivo, chiederle di inviarci venti copie del libretto Quien reza se salva, per poterlo distribuire alle persone che vengono nel nostro monastero.
Per il pagamento, le chiedo di poterlo effettuare in contrassegno, poiché per noi sarebbe molto più facile.
Nell’amore e nella preghiera,

suor Teresa Bastarrica osa, priora


Clarisse del monastero de la Purísima Concepción
Villaviciosa (Asturias), Spagna

I fatti del mondo diventano preghiera

Villaviciosa, 29 luglio 2007

Illustrissimo signor Giulio Andreotti,
le auguriamo pace e bene.
Da parecchio tempo riceviamo gratuitamente e puntualmente la sua rivista.
Ci ha sorpreso che una rivista così completa, nella quale si trattano notizie della Chiesa e del mondo, arrivi a noi contemplative. Senza dubbio, questo gesto, di per sé, è un riconoscimento del valore della preghiera e della sua influenza nella nostra storia.
Mentre molti mezzi di comunicazione presentano gli avvenimenti in forma parziale o sotto il velo di interessi politici ed economici, 30Días mostra ai lettori l’altra faccia, quella che viene nascosta, e offre dei giudizi giusti e illuminanti.
Per noi è una finestra aperta sul mondo per conoscerlo, amarlo ed essere «ausiliatrici e sostenitrici dei membri della Chiesa» come dice santa Chiara alle sue figlie.
Lei ci offre la possibilità di fare dei fatti della storia di cui veniamo a conoscenza una preghiera che eleviamo al Signore.
Egli continui a benedirvi e ad aiutarvi nella diffusione e nel sostegno di questa rivista che fa tanto bene.
Cordialmente sua in Cristo,

suor María Esther Martínez osc


Carmelitane del monastero del monte carmelo
Baghmugalia (Bhopal), India

Grazie per questo dono prezioso

Bhopal,10 agosto 2007

Egregio signor senatore,
sono qui a esprimere la mia gratitudine per averci inviato il prezioso dono della rivista 30Giorni.
Ho ricevuto la rivista tre volte e anche il libretto Chi prega si salva. Quando hanno visto la rivista le altre suore hanno chiesto se fosse possibile riceverla in lingua inglese anziché in italiano. Questa rivista mi tiene informata sulle cose che avvengono nel mondo e nella Chiesa.
Ringrazio ancora e vi ricordo nella mia preghiera.

Suor Rose Thomas Koolipurackal


Carmelitane scalze del monastero “Tre Madonne”
Roma, Italia

Vorremmo altre copie del libretto sugli apostoli

Roma, 6 settembre 2007

Gentile redazione,
siamo una comunità di carmelitane scalze, abbonata alla vostra rivista 30Giorni: vorremmo procurarci ancora due copie del supplemento al numero 6 del 2007, Ne scelse dodici: dove sono sepolti gli apostoli di Gesù e alcuni loro amici, di Lorenzo Bianchi. Vi saremmo grate se poteste indicarci come fare per averli o se poteste spedirceli, indicando il rispettivo importo. Grazie di tutto. Complimenti e buon lavoro!

Suor Maria Carmela Lante, priora


Clarisse cappuccine del monastero Sant’Apollinare in Veclo
Ravenna, Italia

Ravenna, 19 agosto 2007

Un libretto che ci fa amare i nostri apostoli

Gentilissimo direttore signor Giulio Andreotti,
la nostra gratitudine è infinita per la rivista che puntualmente ci arriva e ora la vogliamo tanto ringraziare del supplemento al numero 6 di 30Giorni, Ne scelse dodici. Questo prezioso libretto sarà certamente uno strumento utilissimo per farci conoscere e amare sempre più i nostri apostoli. Grazie di cuore a lei per il ricordo che ha per noi, per la sua attenzione. Noi ricambiamo notte e giorno con tanta preghiera e chiediamo all’Altissimo Signore, Padre delle misericordie, di guidarla, illuminarla e sostenerla sempre nel quotidiano cammino. Grazie sempre di tutto. Il Signore la benedica.

La madre e le sorelle clarisse cappuccine






LETTERE DALLE MISSIONI


Don Giuseppe Piazzini nella missione di Fujieda in Giappone

Don Giuseppe Piazzini nella missione di Fujieda in Giappone

Missionari del Pime
Fujieda, Giappone

La Chiesa giapponese sta cambiando

Fujieda, 5 agosto 2007

Egregio signor Andreotti,
la penso in buona salute; che il Signore la conservi a lungo.
Mi sono deciso a scriverle, scusi, per necessità. Un suo amico, almeno così diceva lui, padre Cesare Gentili, mi raccontava qualcosa, entusiasta naturalmente, nei suoi riguardi.
Sono in Giappone da quarantadue anni e la Chiesa giapponese sta cambiando, mossa o costretta dallo Spirito Santo. Dopotutto, la Chiesa è Sua. Una marea di filippini e peruviani, argentini e brasiliani hanno invaso il Giappone, e quindi la nostra Chiesa, recando, assieme a tanti problemi, una nuova ventata di crescita e di cattolicità.
Il numero dei cattolici stranieri ha ormai superato il numero dei cattolici locali. I cristiani giapponesi sono consapevoli di questa realtà e la accolgono come una grazia. E io, che sono italiano, mi devo, volentieri, dare un aspetto nuovo… di poliglotta. Me la sto cavando… in compenso faccio lavorare un po’ di più lo Spirito Santo.
Vengo al motivo di questa lettera. Il libretto Chi prega si salva in inglese, spagnolo, portoghese. Avrei bisogno, per favore, di almeno cinquanta copie per ogni lingua. Le auguro ogni bene.
Ad invicem in Domino,

don Giuseppe Piazzini

P.S. Naturalmente un grazie sentito per la rivista!


ArciDIOCESI di Kuching
Sarawak, Malaysia

Cinquecento copie di Chi prega si salva

Sarawak, 16 luglio 2007
Gentile redazione,
desidero fare un ordine di 500 copie di Who prays is saved per l’arcidiocesi di Kuching.
Pagherò tramite assegno bancario. A chi va intestato?
Grazie.
Con i migliori auguri, cordiali saluti,

John Ha, arcivescovo


diocesi di san bernardo
San Bernardo, Cile

Una coedizione di Chi prega si salva

San Bernardo, 28 agosto 2007

Eccellentissimo senatore Andreotti,
in allegato a questa lettera le invio alcuni esemplari di Quien reza se salva nella coedizione che abbiamo realizzato fra 30Giorni e le Ediciones Obispado de San Bernardo. Abbiamo stampato 50mila copie e il prezzo è di euro 0,50, in modo da poterle fare arrivare a migliaia di persone, attraverso le quaranta parrocchie della nostra diocesi e le molte diocesi sorelle che lo hanno chiesto.
La ringrazio profondamente del gesto di generosità di 30Giorni e della sua équipe per aver condiviso un così splendido progetto. Sta avendo un grande effetto spirituale e sta aiutando molti a tornare a pregare con le preghiere di sempre.
Il Signore e la Madre di Dio benedicano lei e tutti i suoi collaboratori.

Juan Ignacio González Errázuriz,
vescovo di San Bernardo


Centre de Formation des Catéchistes “Monseigneur Pierre Leclerc”
Ntoninba, Mali, Africa

Chi prega si salva e salva il mondo

Ntoninba, 26 luglio 2007

Gentile direttore di 30Jours,
sono un missionario italiano, appartenente alla Società dei Missionari d’Africa, chiamati Padri Bianchi. Ho la gioia di aver già passato quarant’anni della mia vita sacerdotale come missionario in Mali, nella diocesi di Bamako. Da ormai quindici anni mi trovo – per obbedienza – direttore di questo Centro per la formazione dei catechisti delle diocesi che parlano la lingua bambara.
Mi sono ritrovato nelle mani il vostro bel libretto Qui prie sauve son âme.
Potrei averne almeno un centinaio di copie, in francese naturalmente? Penso ai nostri catechisti, agli studenti cristiani e anche ai prigionieri, poiché da ormai più di dieci anni dedico una giornata alla settimana alla visita dei prigionieri della prigione centrale della capitale Bamako.
Un piccolo suggerimento. In una prossima edizione sarebbe bello cambiare il titolo e completarlo: Qui prie sauve son âme et sauve le monde.
Ditemi anche come farvi giungere l’importo della fattura. Grazie.
In Cristo Gesù,

padre Arvedo Godina


Missionari orionini
Itapipoca, Brasile

Itapipoca, 27 luglio 2007

Vorrei ricevere Chi prega si salva

Ilustrissimo senatore,
la ringrazio di cuore per la rivista 30Giorni che per sua bontà ricevo puntualmente. Sarebbe mio grande desiderio ricevere il libro Chi prega si salva, formato piccolo, in edizione italiana. Non saprei come pagarlo ora ma le assicuro che il prossimo anno, quando verrò in Italia a visitare la mia famiglia, passerò a Roma a saldare il mio debito.
Grazie,

padre Enrico Zardoni


Missionari comboniani
Karthoum, Sudan

Ritengo la rivista importante anche per il seminario

Karthoum, 6 settembre 2007

Egregio direttore Giulio Andreotti,
sono un missionario comboniano che insegna al Seminario nazionale teologico di Khartoum.
Ho avuto modo di conoscere la sua bontà e generosità attraverso la sua rivista, che ritengo molto importante anche dal punto di vista formativo, sia per i seminaristi, sia per lo staff del seminario.
Se non sono troppo azzardato nella mia richiesta, le chiederei cinque copie mensili di 30Giorni in lingua inglese (una copia per classe e un’altra per lo staff).
Con vivi ringraziamenti e in comunione di preghiera e di missione,

padre Salvatore Coppo






LETTERE AL DIRETTORE


La copertina del libretto INe scelse dodici/I

La copertina del libretto INe scelse dodici/I

Casa editrice della diocesi di Coimbra
Coimbra, Portogallo

Desideriamo pubblicare in Portogallo Ne scelse dodici

Coimbra, 14 agosto 2007

Gentile redazione,
siamo interessati a pubblicare in Portogallo il vostro libro Ne scelse dodici, di Lorenzo Bianchi. Vi preghiamo di farci sapere se i diritti sono liberi e quali sono le condizioni per realizzare un’edizione di duemila o tremila copie con le stesse caratteristiche editoriali.
In attesa di vostre notizie, vi preghiamo di gradire i nostri più cordiali saluti.
La nostra casa editrice appartiene alla Chiesa di Coimbra.

Padre Valentim Marques


fondazione di studi storici della Chiesa Cattolica in Creta “San tito”
Iraklion, Creta, Grecia

Straordinarie informazioni circa le tombe degli apostoli

Iraklion, 20 agosto 2007

Onorevole,
il numero di giugno 2007 ci ha doppiamente fatti felici perché, oltre all’eccezionale suo contenuto, ci ha regalato anche il supplemento Ne scelse dodici, da cui abbiamo appreso straordinarie informazioni circa le tombe degli apostoli. La ringraziamo cordialmente.
Il nostro Istituto vuole pregarla di concedere il permesso di tradurre in greco e distribuire, a nostre spese, il suddetto supplemento. Cinquemila copie saranno distribuite gratis nelle parrocchie cattoliche della Grecia ma anche tra gli ortodossi che lo desidereranno. L’edizione sarà simile a quella italiana e sarà precisato che i diritti d’autore appartengono alla sua rivista.
Sperando di avere presto notizie, la nostra speranza è di preparare ogni cosa per il prossimo Natale.
Nel frattempo le esprimiamo tutto il nostro sentito ringraziamento.
Cordiali saluti.

Padre Petros Roussos ofmcap,
vicario generale della diocesi di Creta






Lettura spirituale/11


Quando Pio XII disse: «Il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato», forse non ne poteva immaginare la conseguenza ultima, espressa da Benedetto XVI durante il suo pellegrinaggio in Austria con queste parole: «Il relativismo relativizza tutto e alla fine bene e male non sono più distinguibili».
Anche per questo c’è un modo non cattolico di ripetere la frase di Bernanos “tutto è grazia” che non riconosce la distanza infinita tra la grazia e il peccato mortale. Gesù dice: «Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8, 34). Dal peccato non nasce il bene. Il peccato conduce al vizio.
Il modo cattolico di ripetere “tutto è grazia” intende semplicemente suggerire che il Signore può anche dal male trarre un bene, come le lacrime di Pietro, dopo il tradimento, testimoniano. Lacrime che sgorgano non dal tradimento, ma perché il Signore, anche dopo il tradimento, guarda Pietro.
Al relativismo che non distingue il bene dal male il Signore stesso ha dato alla sua Chiesa il rimedio: il sacramento della confessione. A condizione che ci si confessi bene. Come il catechismo insegna. «Perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili» (1Pt 5, 5).

Quali danni fa all’anima il peccato mortale?
1. Il peccato mortale priva l’anima della grazia e dell’amicizia di Dio; 2. le fa perdere il paradiso; 3. la priva dei meriti acquistati, e la rende incapace di acquistarne dei nuovi; 4. la fa schiava del demonio; 5. le fa meritare l’inferno, e anche i castighi di questa vita.
Quali sono le condizioni che deve avere l’accusa dei peccati o confessione?
Le condizioni principali che deve avere l’accusa dei peccati sono cinque: deve essere umile, intiera, sincera, prudente e breve.
Chi per vergogna, o per qualche altro motivo, tace colpevolmente nella confessione qualche peccato mortale, che cosa commette?
Colui che per vergogna o per qualche altro motivo tace colpevolmente qualche peccato mortale in confessione profana il sacramento e perciò si fa reo di un gravissimo sacrilegio.


I dogmi del Concilio di Cartagine

«Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture» (1Cor 15, 3)

Canon 7. Item placuit, ut quicumque dixerit, in oratione dominica ideo dicere sanctos: «Dimitte nobis debita nostra» [Mt 6, 12], ut non pro seipsis hoc dicant, quia non est iam necessaria ista petitio, sed pro aliis qui sunt in suo populo peccatores, et ideo non dicere unumquemque sanctorum: «Dimitte mihi debita mea», sed «Dimitte nobis debita nostra», ut hoc pro aliis potius quam pro se iustus petere intellegatur, anathema sit. Sanctus enim et iustus erat Apostolus Iacobus, cum dicebat: «In multis enim offendimus omnes» [Gc 3, 2]. Nam quare additum est «omnes», nisi ut ista sententia conveniret et Psalmo [143, 2], ubi legitur: «Ne intres in iudicium cum servo tuo, quia non iustificabitur in conspectu tuo omnis vivens»? Et in oratione sapientissimi Salomonis: «Non est homo qui non peccavit» [1Re 8, 46]. Et in libro sancti Iob: «In manu omnis hominis signat, ut sciat omnis homo infirmitatem suam» [Gb 37, 7]. Unde etiam Daniel sanctus et iustus, cum in oratione pluraliter diceret: «Peccavimus, iniquitatem fecimus» [Dn 9, 5.15], et cetera quae ibi veraciter et humiliter confitetur: ne putaretur, quemadmodum quidam sentiunt, hoc non de suis, sed de populi sui potius dixisse peccatis, postea dixit: «Cum [...] orarem et confiterer peccata mea et peccata populi mei» [Dn 9, 20] Domino Deo meo, noluit dicere «peccata nostra», sed peccata populi sui dixit et sua, quoniam futuros istos, qui tam male intellegerent, tamquam propheta praevidit.

Così pure è piaciuto [ai vescovi stabilire] che chiunque affermi che i santi, quando dicono nella preghiera del Signore: «Rimetti a noi i nostri debiti» [Mt 6, 12], non lo dicono per sé stessi, perché a loro ormai non è necessaria questa richiesta, ma per gli altri che nel popolo sono peccatori, e che pertanto il santo non dice: «Rimetti a me i miei debiti», ma: «Rimetti a noi i nostri debiti», in modo che si intenda che il giusto chiede questo per gli altri piuttosto che per sé, sia scomunicato. Santo e giusto era infatti l’apostolo Giacomo quando diceva: «Manchiamo in molte cose tutti quanti» [Gc 3, 2]. Perché dunque ha aggiunto «tutti», se non perché questa affermazione fosse conforme a quanto si legge nel Salmo [143, 2]: «Non venire a giudizio col tuo servo, perché nessun vivente sarà trovato giusto al tuo cospetto»? E [fosse conforme] alla preghiera del sapientissimo Salomone: «Non vi è uomo che non pecchi» [1Re 8, 46]. E al libro del santo Giobbe: «Sigilla la mano di ogni uomo, perché ogni uomo conosca la propria debolezza» [Gb 37, 7]. Perciò anche il santo e giusto Daniele nella sua preghiera dice al plurale: «Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente» [Dn 9, 5.15], con tutto il resto che ivi confessa con verità e umiltà. Affinché poi non si credesse, come alcuni pensano, che egli avesse detto questo non per i suoi peccati, ma piuttosto per quelli del suo popolo, aggiunse: «Mentre [...] pregavo e confessavo i miei peccati e i peccati del mio popolo» [Dn 9, 20] al Signore mio Dio; non volle dire «i nostri peccati», ma parlò dei peccati del suo popolo e dei suoi, poiché in quanto profeta previde che ci sarebbero stati quelli che avrebbero così male interpretato le sue parole.

Canon 8. Item placuit, ut quicumque ipsa verba dominicae orationis, ubi dicimus: «Dimitte nobis debita nostra» [Mt 6, 12], ita volunt a sanctis dici, ut humiliter, non veraciter hoc dicatur, anathema sit. Quis enim ferat orantem et non hominibus, sed ipsi Domino mentientem, qui labiis sibi dicit dimitti velle, et corde dicit, quae sibi dimittantur, debita non habere?

Così pure è piaciuto [ai vescovi stabilire] che chiunque sostenga che le stesse parole della preghiera del Signore, quando diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti» [Mt 6, 12], sono dette dai santi per umiltà, ma non per davvero, sia scomunicato. Chi infatti potrebbe sopportare uno che prega e che mente non già agli uomini, ma addirittura al Signore stesso, e che con le labbra dice di voler essere perdonato, mentre col cuore invece dice di non avere debiti che gli debbano essere perdonati?




Español English Français Deutsch Português