Recensioni
Quando la religione vuole fare politica

Fabio Petito e Pavlos Hatzopoulos (a cura di), IRitorno dall’esilio. La religione nelle relazioni internazionali/I, Vita e Pensiero, Milano 2006, 350 pp., euro 20,00
Giovanni Cubeddu
La Chiesa tra Medioevo ed epoca dei Lumi

Thomas E. Woods jr, ICome la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale/I, Cantagalli, Siena 2007, 272 pp., euro 18,50
L’autore traccia un profilo storico molto accurato del ruolo della Chiesa dal Medioevo fino al Settecento, cercando di analizzare il rapporto che questa istituzione ha instaurato con la cultura e il sapere lungo l’arco dei secoli. Emerge così a gran forza che il sapere è stato conservato e tramandato nel tempo grazie soprattutto alle istituzioni monastiche che con i loro scriptoria hanno copiato e salvato dall’oblio molti testi classici e hanno inoltre permesso lo studio delle lingue antiche al punto che spesso ogni monastero acquisiva la sua specializzazione. Un capitolo molto interessante è dedicato al rapporto tra Chiesa e scienza. Su questo argomento spesso si sono avute discussioni tendenziose che hanno tentato di sminuire l’opera di salvaguardia e innovazione svolto dalla Chiesa, e di demonizzare l’istituzione ecclesiastica come freno alla scienza. Ogni capitolo del volume è dedicato all’analisi del rapporto che lega i vari campi del sapere con la fede cristiana, mettendo in luce di volta in volta gli aspetti salienti di questo legame: l’arte, l’economia, il diritto, l’agricoltura, la scienza, l’etica, la morale, la musica, l’istituzione delle scuole e la creazione del sistema universitario.
Il libro di Woods è dunque un valido aiuto per capire e collocare nella giusta posizione il ruolo della Chiesa nella nascita della cultura moderna occidentale.
Memorie di un sovversivo

Adriano Ossicini, IMemorie di un «sovversivo»/I, Studium, Roma 2007, 136 pp., euro 10,50
Antifascista, dopo lo scioglimento della Sinistra cristiana nel dicembre 1945 Ossicini non entrò, come fecero molti suoi amici, nel Pci, ma non aderì nemmeno alla Dc di De Gasperi. Non fu mai comunista; aveva assorbito sin da giovane la lezione sturziana ispirata alla laicità della politica e al rifiuto della unità dei cattolici in un unico partito. Colpisce l’onestà intellettuale di un uomo inquieto ma coerente, rigorosamente ancorato ai valori propri della democrazia, pur nella differente lettura degli accadimenti e degli scenari internazionali in grande mutamento. Bella la lettera che da Cremona nel giugno 1948 scrive a don Giuseppe De Luca per spiegare il «momentaneo» disimpegno politico (p.127). Il suo impegno nella Sinistra indipendente, poi, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ha la dimensione di un paziente lavoro di confronto e di dibattito nella nuova cultura politica italiana. Il ritorno all’impegno politico viene spiegato in una lettera a Ferruccio Parri nel dicembre 1967 (p.131).
Il documento che oggi trova pubblicazione in effetti è datato 1967; si tratta del testo di un intervento fatto da Ossicini in occasione della nascita dei Circoli di iniziativa politica intitolati a Francesco Luigi Ferrari in provincia di Messina.
E il naufragar m’è amaro

Anna Manna, IMaree amare. Mare e amare/I, Pagine, Roma 2007, 96 pp., euro 10,00
Credo che i poeti vivano in una dimensione diversa, altra, spesso al di là dello spazio e del tempo; in Giri di valzer Anna li incontra «rattrappiti alle porte della televisione / chiedevano un po’ di spazio / li invitarono in massa / non riuscirono a farsi capire / e furono inghiottiti da isole volgari / dove le donne sputavano banalità / e insulti da galera» (p. 23). Fuori dal tempo e dallo spazio, appunto.
Non è una raccolta facile quella che la Manna ci presenta. Anna è un personaggio in sospeso, sempre in balìa delle onde del mare; è un naufrago nel mare dell’oggi; basta leggere La conquista dell’orizzonte, la più bella poesia della raccolta secondo me (p. 52), per comprendere come la poesia sia sempre compagna della vita della poetessa. In tutte le composizioni c’è la solarità di Anna donna-donna, ma anche le sue incertezze, le sue paure, spesso mascherate, i dubbi, i ripensamenti, ecco, la condizione di sospensione: «forse la poesia è questa guarigione / e viceversa. / Questo miracolo / che avviene all’improvviso / in quel lasso brevissimo di tempo / che precede le stelle» (p. 65).
Verso un’etica dei mass media

Silvia Costantini – Andrea Scorzoni – Fabio Silvestri, IVerso un’etica dei mass media/I, Edizioni Art, Roma 2007, 140 pp., euro 11,00
La Chiesa non è seconda a nessuno. I cattolici sono abituati ad accettare le sfide ed essere in prima linea. Basta riflettere sul magistero di Giovanni Paolo II, molto ricco e fecondo, per ribadire «la consapevolezza che i mezzi della comunicazione sociale, così come tutti i mezzi di comunicazione di massa, debbono essere utilizzati alla luce di principi etici chiari e condivisi, poiché quegli stessi strumenti che possono avere un ruolo determinante nell’instillare nelle persone il senso della comunità e del bene comune, possono al tempo stesso diventare mezzi di corruzione, di sfruttamento, di dominio e di manipolazione dell’uomo sull’uomo, così come alimentare il pregiudizio e il disprezzo tra gli individui ed i popoli». L’interesse del volume sono soprattutto le comunicazioni sociali, cioè i media di ispirazione cristiana, che hanno conosciuto uno straordinario sviluppo nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II (il primo capitolo è dedicato al più grande evento mediatico che la storia ricordi: la morte di Giovanni Paolo II). Gli autori analizzano l’interesse della Chiesa nei confronti del mondo dei media – una riflessione che abbraccia mezzo secolo – e, più in generale, nei confronti di tutti gli strumenti di comunicazione, adottando un approccio metodologicamente rigoroso, fondato su una amplissima ricostruzione e contestualizzazione storica del problema, sulla base dei documenti ufficiali della Chiesa cattolica e di interviste ad alcuni dei principali esponenti del mondo dei mass media e della cultura: Emmanuele Milano, Gianfranco Noferi, Francesco Ceriotti, Jesús Colina (pp. 94-128).
Il testamento biologico

Maurizio De Tilla, Lucio Militerni, Umberto Veronesi, IIl testamento biologico. Verso una proposta di legge/I, Sperling & Kupfer, Milano 2007, 350 pp., s.i.p.
Molti i contributi scientifici apparsi sull’argomento, condotti su differenti versanti. Il taglio del volume edito dalla Fondazione Umberto Veronesi, Il testamento biologico, è essenzialmente giuridico: due dei curatori del volume, Maurizio De Tilla e Lucio Militerni, sono magistrati, uomini di legge, e pertanto danno una valutazione dell’argomento di natura essenzialmente giuridica.
Ci sono però dei punti fermi dai quali non si può prescindere: la non disponibilità della vita umana innanzitutto; nessuno, neppure in casi molto gravi, ha diritto a sopprimere la propria vita. In secondo luogo, i progressi della scienza e della tecnica ci rendono partecipi degli enormi sviluppi che l’intelligenza umana mette a disposizione dei malati: se decido oggi quali possono essere le direttive anticipate di trattamento a cui dovranno attenersi i medici domani, lo faccio a partire dalle conoscenze tecnico-scientifiche che sono disponibili oggi, senza sapere quali saranno i futuri sviluppi della scienza e della tecnica e i possibili vantaggi su cui potrei contare domani. Ancora: lo stato d’animo con cui oggi, in buone condizioni fisiche e di vita, assumo determinate decisioni, domani potrebbe cambiare di fronte a una malattia e a una situazione più o meno invalidante, o comunque in circostanze diverse.
Il problema dunque è e rimane aperto e quello della Fondazione Veronesi costituisce un apporto alla sua conoscenza.
Il primato della politica estera

Achille Albonetti, IL’Italia, la politica estera e l’unità dell’Europa/I, Edizioni Lavoro, Roma 2005, 220 pp., euro 12,50
Il primato della politica estera, dunque: ruota attorno a questo concetto, più che mai ancora attuale, il libro di Achille Albonetti, L’Italia, la politica estera e l’unità dell’Europa. L’autore non tralascia di soffermarsi anche sulle sfide che l’Europa e gli Stati Uniti, in un rapporto oggi squilibrato, dovranno affrontare nei prossimi decenni. In una ventina di pagine finali (179-200) propone la sintesi dei principali avvenimenti di interesse italiano intercorsi nel contesto della politica estera dal 1870 al 2005, dalla breccia di Porta Pia alla ratifica del Trattato costituzionale dell’Unione europea da parte del Senato.