Rubriche
tratto dal n.10 - 2010


BENEDETTO XVI

In preghiera a Capaci


Benedetto XVI a Capaci BR[© Osservatore Romano]

Benedetto XVI a Capaci BR[© Osservatore Romano]

Il 3 ottobre, al termine della visita pastorale a Palermo, Benedetto XVI, a sorpresa, si ferma per una breve preghiera a Capaci, luogo in cui, il 23 maggio 1992, furono assassinati il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta.




IRAQ

Gli omicidi del diavolo e i nostri fratelli musulmani


Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei (Baghdad), celebra l’Eucaristia secondo il rito caldeo in lingua aramaica (la lingua di Gesù) nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, Roma, sabato 16 ottobre 2010 BR[© Paolo Galosi]

Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei (Baghdad), celebra l’Eucaristia secondo il rito caldeo in lingua aramaica (la lingua di Gesù) nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, Roma, sabato 16 ottobre 2010 BR[© Paolo Galosi]

«Le vittime sono state colpite dalla mano del diavolo, ma non abbiano paura della morte, né delle minacce. Siamo figli di questo Paese e continueremo a stare con i nostri fratelli musulmani». Così il cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei (Baghdad), nell’orazione funebre tenuta per i tanti fedeli assassinati, di cui tre sacerdoti, nell’attentato di domenica 31 ottobre nella Cattedrale siro-cattolica di Baghdad. La frase del patriarca è stata riportata su la Repubblica del 3 novembre.




FRATELLI MUSULMANI

La protezione dei luoghi santi di tutte le religioni monoteistiche


Il cardinale Emmanuel III Delly sul luogo dell’attentato del 31 ottobre [© Associated Press]

Il cardinale Emmanuel III Delly sul luogo dell’attentato del 31 ottobre [© Associated Press]

«I Fratelli musulmani vogliono ricordare a tutti, e in particolare ai musulmani, che la protezione dei luoghi santi di tutte le religioni monoteiste è la missione della maggioranza dei musulmani». Con queste parole i Fratelli musulmani d’Egitto hanno preso posizione contro la strage di cristiani avvenuta in una chiesa siro-cattolica di Baghdad, il 31 ottobre scorso. Abdel Fattah – un parlamentare egiziano, membro del gruppo – ha spiegato al quotidiano on line ilsussidiario.net: «Siamo pronti a sfidare Al Qaeda per difendere le chiese in Egitto. La diversità religiosa fa parte della storia del nostro Paese e proteggere i luoghi di culto dei cristiani per noi equivale a difendere la nostra patria».




MEDIO ORIENTE

Yehoshua, la commemorazione di Rabin e la fragile democrazia israeliana


Benjamin Netanyahu commemora Yitzhak Rabin a Gerusalemme il 30 ottobre 2010 [© Associated Press]

Benjamin Netanyahu commemora Yitzhak Rabin a Gerusalemme il 30 ottobre 2010 [© Associated Press]

«Viviamo in un’epoca di tendenze politiche conservatrici, sia negli Stati Uniti che in molti Stati europei. I timori per le identità nazionali (vuoi per l’arrivo di immigrati e di lavoratori stranieri, vuoi per il processo di globalizzazione), si fanno più forti e la ovvia reazione è una svolta verso principi conservatori e nazionalisti. Per questo il cambiamento degli ultimi anni nel modo di celebrare l’anniversario dell’assassinio di Yitzhak Rabin, avvenuto il 4 novembre 1995, è benvenuto. Da giornata dedicata al ricordo della personalità dello scomparso e a una forte condanna dell’assassinio e del suo fautore (accompagnata dalla pretesa della sinistra a un esame di coscienza da parte della destra religiosa e nazionalista per la campagna denigratoria nei confronti di Rabin antecedente l’assassinio) si è trasformata in una giornata di studio mirata a rafforzare la coscienza democratica di tutto il Paese. E questo è uno sviluppo giusto e salutare. Ora che persino il leader del Likud, Benjamin Netanyahu, e il capo dell’opposizione Tzipi Livni – strenui oppositori di Rabin negli anni Novanta – proclamano alla Knesset di essere i prosecutori del pensiero politico dello statista che fece il primo passo verso il riconoscimento del popolo palestinese, non ha senso rinfocolare le passate divergenze ed è preferibile dedicare questo anniversario a consolidare la coscienza democratica in Israele, cosa di cui si ha davvero bisogno». Questa riflessione di Avraham Yehoshua è apparsa su La Stampa del 30 ottobre sotto il titolo La fragile democrazia di Israele. Continua lo scrittore israeliano: «Sono soprattutto i religiosi nazionalisti, presenti in gran numero negli insediamenti in Cisgiordania e nelle file dell’esercito, e gli ultraortodossi conservatori (con le loro accademie talmudiche e le loro comunità) a rappresentare una minaccia per la democrazia israeliana. A loro giudizio il governo dello Stato dovrebbe sottostare alle regole della Halachà (complesso delle norme della legge ebraica) e alle direttive dei rabbini piuttosto che alle decisioni del Parlamento e della Corte suprema [...]. Per duemila anni, nella diaspora, gli ebrei non sono stati soggetti al potere dei loro confratelli ma a quello dei gentili, né avevano un’autorità religiosa suprema, come il Papa per i cattolici. Fatti un maestro e allontanati dal dubbio, è scritto nella Mishnah. Ovvero, gli ebrei sparsi in tutto il mondo erano soliti scegliere l’autorità religiosa alla quale prestare ascolto. Il sistema politico israeliano basato sulle regole della democrazia nato nel Ventesimo secolo è quindi un’innovazione radicale per gli ebrei, e la possibilità che leggi parlamentari votate dalla maggioranza (composta anche da arabi israeliani) possano imporsi sulla Torah o sulle direttive dei rabbini è ancora vista dagli osservanti come una cosa rivoluzionaria».





L’affresco della chiesa di San Pietro al monte Pedale, presso Civate (Lecco), che raffigura il capitolo 12 dell’Apocalisse

L’affresco della chiesa di San Pietro al monte Pedale, presso Civate (Lecco), che raffigura il capitolo 12 dell’Apocalisse

Papa/1
La terra buona e la fede dei semplici

L’11 ottobre, nel suo intervento all’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, il Papa ha commentato tra l’altro il capitolo 12 dell’Apocalisse di Giovanni. Così Benedetto XVI: «Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell’unico Signore Gesù Cristo. Di questa lotta nella quale noi stiamo, di questo depotenziamento di dio, di questa caduta dei falsi dei, che cadono perché non sono divinità, ma poteri che distruggono il mondo, parla l’Apocalisse al capitolo 12, anche con un’immagine misteriosa, per la quale, mi pare, ci sono tuttavia diverse belle interpretazioni. Viene detto che il dragone mette un grande fiume di acqua contro la donna in fuga per travolgerla. E sembra inevitabile che la donna venga annegata in questo fiume. Ma la buona terra assorbe questo fiume ed esso non può nuocere. Io penso che il fiume sia facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l’unica razionalità, come l’unico modo di vivere. E la terra che assorbe queste correnti è la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio. Perciò il Salmo dice – il primo Salmo dell’Ora Media –: la fede dei semplici è la vera saggezza (cfr. Sal 118, 130). Questa saggezza vera della fede semplice, che non si lascia divorare dalle acque, è la forza della Chiesa».


Papa/2
San Carlo Borromeo, la carità che attira e “la scommessa” sul Vangelo

«Lumen caritatis. La luce della carità di san Carlo Borromeo ha illuminato tutta la Chiesa e, rinnovando i prodigi dell’amore di Cristo, nostro Sommo ed Eterno Pastore, ha portato nuova vita e nuova giovinezza al gregge di Dio, che attraversava tempi dolorosi e difficili. Per questo mi unisco con tutto il cuore alla gioia dell’arcidiocesi ambrosiana nel commemorare il quarto centenario della canonizzazione di questo grande Pastore, avvenuta il 1° novembre 1610». È l’incipit del messaggio inviato da Benedetto XVI all’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, in occasione del IV centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo. Così si legge nella lettera: «Durante l’episcopato di san Carlo, tutta la sua vasta diocesi si sentì contagiata da una corrente di santità che si propagò al popolo intero. In che modo questo vescovo, così esigente e rigoroso, riuscì ad affascinare e conquistare il popolo cristiano? È facile rispondere: san Carlo lo illuminò e lo trascinò con l’ardore della sua carità. Deus caritas est, e dove c’è l’esperienza viva dell’amore, lì si rivela il volto profondo di Dio che ci attira e ci fa suoi [...]. Non si potrebbe comprendere, però, la carità di san Carlo Borromeo se non si conoscesse il suo rapporto di amore appassionato con il Signore Gesù. Questo amore egli lo ha contemplato nei santi misteri dell’Eucaristia e della Croce, venerati in strettissima unione con il mistero della Chiesa. L’Eucaristia e il Crocifisso hanno immerso san Carlo nella carità di Cristo, e questa ha trasfigurato e acceso di ardore tutta la sua vita, ha riempito le notti passate in preghiera, ha animato ogni sua azione, ha ispirato le solenni liturgie celebrate con il popolo, ha commosso il suo animo fino a indurlo sovente alle lacrime». E, nella parte conclusiva: «Cari giovani, lasciate che vi rinnovi questo appello che mi sta molto a cuore: Dio vi vuole santi, perché vi conosce nel profondo e vi ama di un amore che supera ogni umana comprensione. Dio sa che cosa c’è nel vostro cuore e attende di vedere fiorire e fruttificare quel meraviglioso dono che ha posto in voi. Come san Carlo, anche voi potete fare della vostra giovinezza un’offerta a Cristo e ai fratelli. Come lui, potete decidere, in questa stagione della vostra vita, di “scommettere” su Dio e sul Vangelo. Voi, cari giovani, non siete solo la speranza della Chiesa; voi fate già parte del suo presente! E se avrete l’audacia di credere alla santità, sarete il tesoro più grande della vostra Chiesa ambrosiana, che si è edificata sui santi».


Iraq
Pannella: la guerra in Iraq scatenata per impedire la pace

La condanna a morte di Tareq Aziz, ministro degli Esteri di Saddam Hussein, ha suscitato polemiche nel mondo. Particolarmente aspra quella del leader radicale Marco Pannella, per il quale la guerra in Iraq sarebbe «scoppiata per impedire l’esilio di Saddam e la pace». Le parole di Pannella sono state riportate da il Fatto quotidiano del 27 ottobre.


Chiesa/1
Il cardinale Martini: il Concilio Vaticano II e la Tradizione

Il cardinale Carlo Maria Martini, sul Corriere della Sera del 31 ottobre, rispondendo a una domanda sul Concilio Vaticano II, ha scritto: «È opportuna la distinzione tra continuità e discontinuità della tradizione. I sostenitori di un’interpretazione rigida, che guardano con sospetto a ogni novità, non tengono ben presente che vi possono essere novità nella Chiesa. Essa è un organismo vivente, che nasce piccolo ma nel tempo si sviluppa come un corpo umano che cresce così da apparire come qualcosa di nuovo. Tale visione della storia della Chiesa fu sostenuta fin dal secolo V da san Vincenzo di Lerino. Egli afferma che nella Chiesa vi saranno certamente nel corso degli anni progressi anche molto vistosi. Non ci si deve spaventare di essi. Solo quando un organismo si trasforma in un altro bisognerà parlare di cambiamenti e respingerli con forza».


Chiesa/2
Raúl Castro e il seminario dell’Avana

«Mercoledì 3 novembre l’arcivescovo di San Cristóbal de la Habana, cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, ha inaugurato il nuovo seminario cattolico San Carlos y San Ambrosio, alla presenza del presidente della Repubblica di Cuba, Raúl Castro, del presidente della Conferenza episcopale cubana, monsignor Dionisio Guillermo García Ibáñez, e di numerose autorità politiche, civili ed ecclesiali». Così su L’Osservatore Romano del 5 novembre. Nell’occasione, papa Benedetto XVI ha inviato un messaggio di felicitazioni.


Curia/1
Nuovo prefetto del Clero e nuovo presidente di «Cor Unum»

Il 7 ottobre il Papa ha nominato il nuovo prefetto della Congregazione per il Clero. Si tratta dell’arcivescovo Mauro Piacenza, 66 anni, genovese, che dal 2007 era segretario del medesimo dicastero. Prende il posto del cardinale Cláudio Hummes, 76 anni compiuti ad agosto. Piacenza è tra i nuovi cardinali del concistoro del 20 novembre.
Sempre il 7 ottobre il Papa ha nominato il presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum». Si tratta dell’arcivescovo africano Robert Sarah, 65 anni, dal 2001 segretario di Propaganda Fide e in precedenza metropolita di Conakry in Guinea. Prende il posto del cardinale Paul Josef Cordes, 76 anni a settembre. Anche Sarah è tra i nuovi cardinali del concistoro del 20 novembre.


Curia/2
Istituito il Consiglio per la nuova evangelizzazione

Il 12 ottobre è stato pubblicato il motu proprio Ubicumque et semper con cui viene istituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione, alla cui presidenza lo scorso 30 giugno era stato nominato l’arcivescovo Rino Fisichella.


Sacro Collegio
Le dimissioni dei cardinali di Guatemala, Torino e Cebu

Il 2 ottobre sono state accettate le dimissioni del cardinale Rodolfo Quezada Toruño, 78 anni compiuti a marzo, da arcivescovo di Guatemala, incarico che ricopriva dal 2001. Al suo posto è stato nominato Oscar Julio Vian Morales, salesiano, 63 anni, dal 2007 arcivescovo di Los Altos e in precedenza vicario apostolico di El Petén.
L’11 ottobre sono state accettate le dimissioni del cardinale Severino Poletto, 77 anni compiuti a marzo, da arcivescovo di Torino, incarico che ricopriva dal 1999. Al suo posto è stato nominato Cesare Nosiglia, 66 anni, originario di Rossiglione, provincia di Genova e diocesi di Acqui, già vicegerente di Roma e dal 2003 arcivescovo-vescovo di Vicenza.
Il 15 ottobre sono state accettate le dimissioni del cardinale filippino Ricardo J. Vidal, 79 anni compiuti a febbraio, da arcivescovo di Cebu, incarico che ricopriva dal 1982. Al suo posto è stato nominato Jose Serofia Palma, 60 anni, dal 2006 metropolita di Palo e in precedenza vescovo di Calbayog e dal 1997 al 1999 ausiliare della stessa Cebu.


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