Rubriche
tratto dal n.11 - 2010



Benedetto XVI in preghiera davanti al feretro di Manuela Camagni [© Paolo Galosi]

Benedetto XVI in preghiera davanti al feretro di Manuela Camagni [© Paolo Galosi]

Papa
«Se noi ricordiamo il Signore, è perché Lui, prima ancora, si ricorda di noi»

Il 24 novembre, in un incidente sulla via Nomentana a Roma, ha perso la vita Manuela Camagni, laica consacrata della Famiglia pontificia, la quale, insieme ad altre tre donne dell’associazione laicale Memores Domini, assisteva Benedetto XVI. Il Papa, in occasione delle esequie, ha voluto inviare un messaggio nel quale, commentando la frase di san Paolo: «Nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8, 39)», ha spiegato: «Se noi ricordiamo il Signore, è perché Lui, prima ancora, si ricorda di noi. Noi siamo Memores Domini perché Lui è Memor nostri, ci ricorda con l’amore di un genitore, di un fratello, di un amico, anche nel momento della morte».


Chiesa/1
Guarigione inspiegabile attribuita al cardinale Van Thuân

Il 15 novembre, sul suo blog, il vaticanista de La Stampa Marco Tosatti ha ripreso una notizia lanciata dall’agenzia AsiaNews riguardante un possibile miracolo attribuito al cardinale vietnamita François-Xavier Nguyên Van Thuân, deceduto il 16 settembre del 2002, del quale è in corso la causa di beatificazione. Il miracolo riguarderebbe il seminarista Joseph Nguyên, figlio di vietnamiti immigrati negli Stati Uniti amici del defunto porporato. Nel 2009, scrive Tosatti, Joseph si era ammalato di «una grave polmonite, complicata dall’H1N1, “l’influenza suina”». Il ragazzo, dopo i primi sintomi, era caduto in coma. «I medici hanno detto che Joseph era morto. Il battito cardiaco era crollato, al di là di ogni possibile ripresa, e la sua attività cerebrale era finita. Ma mentre il giovane era in coma ormai da giorni, i suoi genitori stavano chiedendo l’aiuto di un vecchio amico di famiglia, e cioè quello del cardinale vietnamita di cui è in corso la causa di beatificazione. Da allora Joseph è guarito ed è tornato in seminario». Al suo risveglio il ragazzo ha detto di non ricordare nulla, se non «due visioni del cardinale Van Thuân». La vicenda è ora al vaglio dei postulatori della causa.


Chiesa/2
I cardinali, le favole, i bambini

Favole natalizie scritte da alcuni cardinali italiani. A riportare la notizia è Armando Torno sul Corriere della Sera del 6 dicembre. Nel dettaglio: l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ha dato alle stampe un volumetto dal titolo Santi subito, mentre il cardinale Carlo Maria Martini, il libro Una parola per te. Nell’articolo, anche una sintesi della strenna natalizia del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, autore di una lettera indirizzata «ai bambini e alle bambine del catechismo». Così sul Corriere della Sera: «In essa vi è una storia che egli [il cardinale, ndr] chiede – “se volete” – di raccontare in seguito “ai vostri genitori e a coloro che incontrerete durante le feste”. Vi appare per primo un signore frettoloso che cerca l’ultimo modello di telefonino “per essere ammirato e, perché no, anche invidiato” e non si accorge, né ha lo spirito per ascoltarla, di una mamma povera che stringe la sua creaturina tra le braccia e chiede aiuto. Ma un altro bambino li vede. Bagnasco nota: “Il cuore piccolo ascolta i piccoli e sobbalza per lo stupore”; allora si rivolge alla signora che lo ha per mano: “Mamma, è Gesù con la Madonnina! Forse stanno cercando una casa. Facciamoli venire da noi!”. Le parole ascoltate a catechismo, ricorda il porporato, “sono rimaste nel suo cuore e nella sua mente”. Senonché anche il signore del telefonino le sente e “si scuote dal suo torpore”; o meglio, lo riportano “alla coscienza” e si ricorda del Natale di quando era piccolo. È un attimo, denso di passato, mentre la mamma povera “è sparita chissà dove”. Ora, sottolinea il cardinale, quel ritorno di pensieri “ha fatto rinascere nel suo cuore la nostalgia della bellezza, della semplicità di chi sa guardare con stupore le piccole cose e ne comprende la grandezza”. Questo incontro e quel che ha udito gli permetteranno di trascorrere un Natale “diverso”, “vero”, una festa “che non è solo per i piccoli ma per tutti coloro che diventano bambini”».


Luce del mondo/1
Ferrara e il Papa pastore

Secondo Giuliano Ferrara vi sarebbe un «cambiamento di paradigma» nel pontificato di Benedetto XVI. La sua tesi, esposta in un editoriale de Il Foglio del 27 novembre, nasce dalla lettura dell’ultimo libro del Papa, Luce del mondo. «Intendiamoci, Benedetto conferma nel suo ultimo libro, con la consueta forza argomentativa, il dissenso cristiano da alcuni tratti insopportabili dell’esistenza moderna, ma la ricetta nella sostanza cambia: il teologo e filosofo proponeva che il secolo si comportasse “come se Dio ci fosse”, una formula pascaliana, paradossale e intellettualistica, al confine tra agnosticismo e fede, mentre il pastore, che resta comunque un impareggiabile cacciatore di lupi, oggi si rivolge al suo gregge con un più prudente appello alla fede nel Dio vivente. Benedetto resta un maestro per la minoranza del suo discepolato laico, che non fa parte del gregge e ne rispetta e ama la fede, ma le linee del suo insegnamento pastorale perdono in parte quell’attrazione trasgressiva, quel vigore provocatorio e quell’aura di sfida al secolo, sul suo infido terreno, che ci hanno fino a ieri fatto ragionare, magari anche un po’ delirare e, in un certo senso, credere di poter credere».


Luce del mondo/2
Zizola e la riforma da Paolo VI a Benedetto XVI

«Da un’intervista all’altra e in mezzo quarantacinque anni di lotte per la riforma della Chiesa: il 3 ottobre 1965 il Corriere della Sera apre con un’intervista di Alberto Cavallari a Paolo VI, la prima di un papa a un giornale, sui mutamenti necessari nella Chiesa, mentre è in corso l’ultima sessione del Concilio. Luce del mondo, il libro-intervista di Benedetto XVI, esce quando la prospettiva del rinnovamento appare languente, sotto i colpi metodici della restaurazione». Così Giancarlo Zizola, in un articolo apparso su la Repubblica del 24 novembre.


Sacro Collegio/1
La morte dei cardinali Navarrete e Giordano

Il 22 novembre è morto il porporato gesuita spagnolo Urbano Navarrete, 90 anni, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, creato cardinale da Benedetto XVI nel 2007.
Il 2 dicembre è scomparso il porporato Michele Giordano, 80 anni, arcivescovo di Napoli dal 1987 al 2006, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1988.
Dopo la creazione di 25 nuovi cardinali fatta da Benedetto XVI il 20 novembre, il Collegio cardinalizio risulta composto di 201 membri di cui 121 elettori.


Sacro Collegio/2
Le dimissioni del cardinale Errázuriz Ossa a Santiago

Il 15 dicembre il Papa ha accettato le dimissioni del cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, 77 anni, da arcivescovo di Santiago del Cile, incarico che ricopriva dal 1998. Al suo posto è stato nominato il salesiano Ricardo Ezzati Andrello, 68 anni, dal 2006 arcivescovo di Concepción.


Islam/1
Il gran muftì dell’Arabia Saudita: «L’islam vuole e chiede pace»

«“Una delle caratteristiche più importanti dell’islam è la moderazione, tanto nella pratica della religione quanto nel comportamento dei suoi fedeli; altro aspetto essenziale è l’esistenza di un equilibrio fra le domande dell’anima, il corpo e la mente”. Per questo i musulmani devono rifiutare la violenza e il terrorismo in tutte le sue forme; chiunque compia tali azioni sta infatti tradendo i principi dell’islam, una religione che vuole e chiede la pace. È il messaggio risuonato forte, ieri, nella moschea di Namira, ai piedi del monte Arafat, durante il Khutba-e-Hajj, il tradizionale sermone per il pellegrinaggio a La Mecca pronunciato dal gran muftì dell’Arabia Saudita, Sheikh Abdul Aziz». Si tratta dell’incipit di un articolo apparso su L’Osservatore Romano del 17 novembre.


Islam/2
Iraq: gli sciiti a protezione dei cristiani

«Abbiamo chiesto ai cristiani di non abbandonare il Paese emigrando all’estero», spiega lo sceicco Faid al-Shamri, presidente del Consiglio regionale di Najaf, in Iraq. «La nostra amministrazione ha inviato una circolare a tutte le province affinché consentano a tutti i cittadini cristiani di trovare casa e lavoro nella zona. Si tratta di iniziative che non contrastano con la Costituzione né con gli insegnamenti islamici, che ci obbligano a lavorare per la sicurezza dei cristiani proteggendoli da ogni attacco». La dichiarazione dello sceicco iracheno è apparsa in un articolo pubblicato da il Giornale del 1° dicembre, nel quale si sottolinea come tale iniziativa non giunge da una regione irachena «qualsiasi», ma da Najaf, «la città santa degli sciiti».


Oriente/1
Benedetto XVI e la Cina

«Nel gergo politico odierno, papa Benedetto XVI è indiscutibilmente un “conservatore”. [...] È proprio grazie a queste credenziali che, tuttavia, il vecchio assioma americano – “solo Nixon può andare in Cina” – a Benedetto XVI calza a pennello. Per quello che è Benedetto XVI e per quello che rappresenta, di tanto in tanto si può permettere di fare delle cose che un pontefice più “liberale” o non oserebbe o non potrebbe fare senza mandare la Chiesa in pezzi». È una considerazione che John Allen Jr ha scritto sul National Catholic Reporter del 3 dicembre scorso, con il titolo Solo Benedetto potrebbe andare in Cina.


Oriente/2
Bloomberg e la Cina

«Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, non nasconde il suo scetticismo per il nuovo Congresso emerso dal voto di midterm di una settimana fa. In un’intervista concessa al Wall Street Journal ha dichiarato [...]: “Scommetto che un sacco di queste persone non hanno neppure il passaporto. Se negli Stati Uniti non stiamo attenti, rischiamo di scatenare una guerra commerciale con la Cina per il solo fatto che molti non sanno neppure cosa sia o dove sia la Cina”». Questo articolo è apparso su La Stampa del 10 novembre.


Polonia
Jaruzelski consigliere del premier

«Per il generale Wojciech Jaruzelski è quasi una riabilitazione de facto. L’ex presidente polacco [al tempo del confronto con il sindacato Solidarnosc, ndr] è stato invitato dall’attuale capo dello Stato, il liberal Bronislaw Komorowski, a una riunione riservata del Consiglio di sicurezza nazionale per preparare l’atteso vertice a Varsavia con il presidente russo, Dmitrij Medvedev». Così su un articolo de la Repubblica del 25 novembre, nel quale tale invito è definito «una sorpresa clamorosa».


Italia
Nuovi vescovi a Ugento, Cesena, Lanciano, Vigevano, Civitavecchia, Viterbo e Massa Marittima. Conferma assistente Azione cattolica

Il 2 ottobre monsignor Vito Angiuli, 58 anni, è stato nominato vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca. Originario di Sannicandro di Bari, sacerdote dal 1977 per l’arcidiocesi di Bari – Bitonto, dal 2000 ne era provicario generale.
L’8 ottobre monsignor Douglas Regattieri, 61 anni, è stato nominato vescovo di Cesena – Sarsina. Originario di Vallalta di Concordia (Modena), è stato ordinato sacerdote nel 1973 per la diocesi di Carpi, di cui dal 2000 era vicario generale.
L’11 ottobre monsignor Emidio Cipollone, 50 anni, è stato nominato arcivescovo di Lanciano – Ortona. Originario di Cese di Avezzano, diocesi di Avezzano e provincia dell’Aquila, ordinato sacerdote nel 1984, dal 2000 era direttore spirituale del Seminario regionale “San Pio X” di Chieti.
Il 22 novembre monsignor Vincenzo Di Mauro, 59 anni, dal 2007 vescovo segretario della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, è stato nominato coadiutore di Vigevano con il titolo di arcivescovo ad personam.
Il 25 novembre monsignor Luigi Marrucci, 65 anni, del clero di Volterra, dal 2001 viceassistente ecclesiastico nazionale dell’Unitalsi, è stato nominato vescovo di Civitavecchia – Tarquinia.
L’11 dicembre monsignor Lino Fumagalli, 63 anni, sacerdote della diocesi di Porto – Santa Rufina, dal 1999 vescovo di Sabina – Poggio Mirteto, è stato nominato vescovo di Viterbo.
Il 15 dicembre monsignor Carlo Ciattini, 59 anni, originario di Cerreto Guidi, provincia di Firenze e diocesi di San Miniato, è stato nominato vescovo di Massa Marittima – Piombino.
Il 3 novembre il Papa ha confermato monsignor Domenico Sigalini, dal 2005 vescovo di Palestrina, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana per un secondo triennio.


Diplomazia/1
Nuovi nunzi nella Repubblica Democratica del Congo e in Nepal

Il 20 novembre l’arcivescovo filippino Adolfo Tito Yllana, 62 anni, dal 2006 nunzio in Pakistan, è stato nominato rappresentante pontificio nella Repubblica Democratica del Congo.
Intanto il 13 novembre l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, da maggio nunzio in India, è stato nominato rappresentante pontificio anche in Nepal.


Diplomazia/2
Nuovi ambasciatori di Cile, Colombia, El Salvador, Corea, Romania, Ecuador, Slovenia, Portogallo, Giappone

Il 7 ottobre il Papa ha ricevuto le lettere credenziali del nuovo ambasciatore del Cile presso la Santa Sede. Si tratta di Fernando Zegers Santa Cruz, 78 anni, diplomatico di carriera e giornalista, già ambasciatore in Brasile, Spagna e Australia.
Il 18 ottobre è stata la volta del nuovo rappresentante della Colombia. Si tratta di César Mauricio Velásquez Ossa, 44 anni, giornalista, negli ultimi tre anni segretario dell’Ufficio stampa della Presidenza della Repubblica.
Sempre il 18 ha presentato le lettere credenziali anche il nuovo ambasciatore di El Salvador, Manuel Roberto López Barrera, 65 anni, già docente di Archeologia e negli ultimi due anni direttore generale del protocollo presso il Ministero degli Esteri.
Il 21 è stata poi la volta del nuovo rappresentante della Corea. Si tratta di Han Hong-soon, 63 anni, economista, dal 2006 al 2010 presidente del Consiglio dell’Apostolato dei laici di Corea.
Sempre il 21 ottobre ha consegnato le lettere credenziali anche il nuovo rappresentante della Romania: Bogdan Tataru-Cazaban, 33 anni, docente di Teologia ortodossa.
Il 22 ottobre è stata la volta del nuovo rappresentante dell’Ecuador: Luis Dositeo Latorre Tapia, 75 anni, imprenditore e laico impegnato che ha ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato.
Sempre il 22 ha consegnato le lettere credenziali il nuovo ambasciatore di Slovenia, la signora Maja Marija Lovrencic Svetek, 61 anni, diplomatica di carriera, negli ultimi due anni capo del protocollo.
Ancora il 22 è stata poi la volta del nuovo rappresentante del Portogallo: Manuel Tomás Fernandes Pereira, 63 anni, diplomatico di carriera, dal 2006 rappresentante permanente presso il Consiglio dell’Atlantico Nord a Bruxelles.
Il 27 novembre ha consegnato le lettere credenziali il nuovo ambasciatore del Giappone, Hidekazu Yamaguchi, 62 anni, diplomatico di carriera, negli ultimi tre anni rappresentante di Tokyo in Costa Rica.
Il 2 dicembre è stata la volta del nuovo ambasciatore ungherese, Gábor Gyoriványi, 50 anni, diplomatico di carriera.
Il 3 dicembre è toccato al nuovo ambasciatore di Costa Rica, Fernando Felipe Sánchez Campos, 36 anni, accademico e politico.




PAPA

San Francesco, il Breviario e l’Eucaristia


IBreviarium sancti Francisci/I, c. 197r.

IBreviarium sancti Francisci/I, c. 197r.

Il 9 novembre papa Benedetto XVI ha inviato un messaggio ai vescovi italiani riuniti ad Assisi per l’assemblea generale. Riportiamo la prima parte della missiva: «In questi giorni siete riuniti ad Assisi, la città nella quale “nacque al mondo un sole” (Dante, Paradiso, canto XI), proclamato dal venerabile Pio XII patrono d’Italia: san Francesco, che conserva intatte la sua freschezza e la sua attualità – i santi non tramontano mai! – dovute al suo essersi conformato totalmente a Cristo, di cui fu icona viva.
Come il nostro, anche il tempo in cui visse san Francesco era segnato da profonde trasformazioni culturali, favorite dalla nascita delle università, dallo sviluppo dei comuni e dal diffondersi di nuove esperienze religiose.
Proprio in quella stagione, grazie all’opera di papa Innocenzo III – lo stesso dal quale il poverello di Assisi ottenne il primo riconoscimento canonico – la Chiesa avviò una profonda riforma liturgica.
Ne è espressione eminente il Concilio Lateranense IV (1215), che annovera tra i suoi frutti il “Breviario”. Questo libro di preghiera accoglieva in sé la ricchezza della riflessione teologica e del vissuto orante del millennio precedente. Adottandolo, san Francesco e i suoi frati fecero propria la preghiera liturgica del sommo pontefice: in questo modo il santo ascoltava e meditava assiduamente la Parola di Dio, fino a farla sua e a trasporla poi nelle preghiere di cui è autore, come in generale in tutti i suoi scritti.
Lo stesso Concilio Lateranense IV, considerando con particolare attenzione il sacramento dell’altare, inserì nella professione di fede il termine “transustanziazione”, per affermare la presenza reale di Cristo nel sacrificio eucaristico: “Il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente nel sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo e il vino nel sangue per divino potere” (Denzinger, 802).
Dall’assistere alla santa messa e dal ricevere con devozione la santa comunione sgorga la vita evangelica di san Francesco e la sua vocazione a ripercorrere il cammino di Cristo crocifisso: “Il Signore”, leggiamo nel Testamento del 1226, “mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo” (Fonti francescane, n. 111).
In questa esperienza trova origine anche la grande deferenza che portava ai sacerdoti e la consegna ai frati di rispettarli sempre e comunque, “perché dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri” (Fonti francescane, n. 113).
Davanti a tale dono, cari fratelli, quale responsabilità di vita ne consegue per ognuno di noi! “Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti”, raccomandava ancora Francesco, “e siate santi perché egli è santo” (Lettera al capitolo generale e a tutti i frati, in Fonti francescane, n. 220)! Sì, la santità dell’Eucaristia esige che si celebri e si adori questo mistero consapevoli della sua grandezza, importanza ed efficacia per la vita cristiana, ma esige anche purezza, coerenza e santità di vita da ciascuno di noi, per essere testimoni viventi dell’unico sacrificio di amore di Cristo.
Il santo di Assisi non smetteva di contemplare come “il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umìli da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane” (ibid., n. 221), e con veemenza chiedeva ai suoi frati: “Vi prego, più che se lo facessi per me stesso, che quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiate umilmente i sacerdoti perché venerino sopra ogni cosa il Santissimo Corpo e il Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo” (Lettera a tutti i custodi, in Fonti francescane, n. 241)».




MEDIO ORIENTE

Amos Oz, i fanatici e la buona notizia


Amos Oz [© LaPresse]

Amos Oz [© LaPresse]

«Il vero conflitto di civiltà non è quello ipotizzato nel celebre saggio di Samuel Huntington. Non è fra Est e Ovest e anzi non ha punti cardinali. Per Amos Oz è il conflitto “tra i fanatici e tutti gli altri”». È la sintesi di un’intervista del celebre scrittore israeliano rilasciata a La Stampa il 7 novembre, nella quale il romanziere ammonisce: «Il problema è che il fanatico è sempre altruista, agisce su una scena pubblica, è molto interessato a te perché vuole cambiarti, renderti migliore. E allora dico: attenti a quelli che dedicano la loro vita a cercare di cambiarti». E, concludendo l’intervista, dopo aver accennato ai tanti fanatici che alimentano la tensione in Medio Oriente, osserva: «Potrei dire che la situazione è disperata, ma anche che c’è una buona notizia: oggi sia i palestinesi che gli ebrei hanno capito che ci dovranno essere due Stati. Non ne sono felici [...] ma sanno che è così».


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