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I TESORI PIÙ PREZIOSI

I TESORI PIÙ PREZIOSI

Le tre chiese lombarde in cui sono conservate le reliquie di sant'Ambrogio, sant'Agostino e san Carlo

di Giuseppe Frangi

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Presentazione

Non solo per un cristiano ma anche per un “laico” le Basiliche di Sant’ Ambrogio in Milano e di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, e il Duomo di Milano sono un ottimo punto di partenza per capire il proprium dell’identità lombarda. Ciascuno a proprio modo, Ambrogio, Agostino e Carlo, i tre santi di cui queste chiese custodiscono rispettivamente le reliquie, hanno dato una forte impronta al formarsi della nostra identità.
Così forte è tuttora l’influenza del pensiero e dell’eredità culturale di Ambrogio su Milano che anche oggi “ambrosiano” è sinonimo di “milanese”. E dal momento che la vastissima diocesi di Milano (detta essa pure “ambrosiana”) tocca sette province lombarde su undici, non si fatica a comprendere la dimensione regionale di tale influsso. Né va dimenticato che il rito ambrosiano supera le attuali frontiere della Lombardia, estendendosi a parte sia della diocesi piemontese di Novara che della diocesi svizzera di Lugano.
Pilastri del pensiero di Ambrogio sono il convincimento che la fede non riguardi solo l’aldilà ma sia una visione del mondo che si gioca con la vita di ogni giorno, con la cultura e con l’impegno civile senza dipendere dal potere e senza lasciarsene misurare. La sua polemica con gli ariani, antesignani in certo senso dell’odierno secolarismo, e la coraggiosa condanna dell’imperatore Teodosio, reo del massacro di Tessalonica, sono significative al riguardo. Purtroppo oggi Ambrogio è più citato che letto, ma chi lo legge non può che restare impressionato dalla vastità dei suoi interessi e dalla profondità dei suoi pensieri, che spaziano dalla teologia alla politica, dalla filosofia alla pedagogia. Gli scritti di quest’uomo vissuto oltre millecinquecento anni or sono sembrano spesso scritti oggi.
Agostino morì come è noto nella città nordafricana di Ippona di cui era vescovo, e le sue reliquie sono conservate a Pavia in San Pietro in Ciel d’Oro perché ivi vennero trasferite a cura e a spese del re longobardo Liutprando. Tuttavia Milano è la città della sua conversione a seguito dell’incontro con Ambrogio, dal quale ricevette il battesimo. In Ambrogio c’è molto di Agostino e viceversa, e in tale prospettiva non è affatto senza senso che una città lombarda, Pavia, sia divenuta il luogo della sua sepoltura. Vale poi la pena di ricordare che Pavia è pure la città ove per un tempo importante della sua vita visse un altro contemporaneo e amico di Ambrogio: Martino, il cavaliere che divise con un povero il proprio mantello, icona della solidarietà e grande evangelizzatore delle campagne, detto di Tours dal nome della città francese della quale divenne poi vescovo.
Benché siano molti i secoli che separano la vita di sant’ Ambrogio da quella di san Carlo Borromeo, la continuità di ispirazione fra i due grandi uomini è evidente. Anche per lui la fede non allontana affatto dalla vita terrena, ma anzi dà solidi motivi anche per responsabilità che oggi chiameremmo sociali e civili. Oltre a fondare chiese e seminari, e a riorganizzare la sua diocesi, san Carlo si impegna in prima persona tanto nell’assistenza agli appestati della grande epidemia del 1576-77 quanto nella creazione di grandi istituzioni culturali come l’Almo Collegio Borromeo di Pavia.
Di san Carlo, i cui resti riposano nel Duomo di Milano, ci resta una grande quantità di documenti, custoditi per lo più nella Biblioteca Ambrosiana. Tra l’altro una miriade di messaggi su biglietti che erano allora l’equivalente delle nostre telefonate: leggendoli si ritrova la quotidianità del Borromeo, nella quale, proprio perché grande santo, ritroviamo tanta umanità che dobbiamo e possiamo testimoniare ancora nella Milano e nella Lombardia di oggi.
In un’epoca di crisi, che era malgrado tutto ben più drammatica della nostra, questi tre uomini seppero tenere alte le ragioni della speranza e porre le basi per il superamento di difficoltà storiche oggi inimmaginabili.
La nostra vita è chiamata alla medesima responsabilità, rinnovando quella tradizione che ci fa eredi di una storia antica e nello stesso tempo viva, attuale, a cui è legata l’originalità della cultura della Lombardia, di tutto il nostro Paese, della stessa Europa.


Roberto Formigoni, Presidente regione Lombardia



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